Un approccio serio sui vaccini in epoca di covid 19 non può che avere ben presente la portata mondiale della pandemia e delle implicazioni economiche, geopolitiche e sociali le quali evidenziano un utilizzo contradditorio e disuguale della medicina e delle scoperte scientifiche nel mondo. Non a caso tutte le organizzazioni sindacali di classe del mondo, al di là delle differenze di collocazione, come ad esempio quelle rappresentate dalla WFTU (Federazione Sindacale Mondiale) o quelle organizzate nella Rete Sindacale internazionale di solidarietà e lotta , pongono al centro del proprio agire il diritto al vaccino per tutti i lavoratori ed i settori popolari. Un diritto questo che viene invece negato a centinaia di milioni di lavoratori e di abitanti delle zone più povere del pianeta, da parte delle multinazionali e dei sistemi capitalistici più in generale. Un diritto che viene sottratto o allontanato nel tempo anche ad ampie fasce di lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti nei paesi a capitalismo avanzato come il nostro dove i governi fanno prevalere l’economia alla salute. Nel nostro paese il movimento operaio a seguito di grandi lotte a partire dagli anni 60/70 ha ottenuto alcune importanti conquiste inerenti la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, fra queste anche l’obbligo o la “forte raccomandazione” alla vaccinazione quale strumento di prevenzione per i lavoratori che operano in situazioni a forte rischio di contrarre alcune gravi malattie legate alla propria attività lavorativa. Il padronato ha pressoché sempre considerato questo un costo e cercato di smontare la normativa riguardante la sicurezza nei luoghi di lavoro in questo sostenuto da molti dei governi che si sono succeduti in questi decenni.
Chi sostiene, anche nel nostro paese, che l’obbligo vaccinale vada cancellato, facendo prevalere un supposto diritto individuale a quello collettivo, senza che la comunità scientifica mondiale, sia dei paesi capitalistici, sia di quelli colonizzati, sia di quelli di ispirazione socialista, abbia indicato una possibile alternativa sanitaria, non fa certamente un favore ai lavoratori. E’ facile immaginarsi che, se ciò avvenisse, i lavoratori per tutelarsi dovrebbero riprendere la lotta per obbligare governo e padroni a vaccinarli così come rivendicato dai sindacati classisti in tutto il mondo.
Cosa ben diversa è la sanzione disciplinare fino al licenziamento che il governo italiano ha voluto inserire nell’apposito decreto covid-19 per il personale sanitario, che trova la nostra totale contrarietà ancora più in un contesto di crisi economica profonda che sta letteralmente facendo piombare nella miseria decine di migliaia di lavoratori.
Non deve quindi stupire che su questo stia insistendo pesantemente il padronato italiano che per avere sempre più profitti ha sostenuto decenni di politiche di privatizzazioni della sanità ma ora rischia di trovarsi senza un numero sufficiente di lavoratori per continuare a lucrare sulla nostra salute.
Infine, nel caso del covid 19 poi, come scritto nel documento, il finanziamento pubblico alla ricerca sul vaccino è stato enorme e i costi della vaccinazione sono interamente a carico della collettività mentre al padronato viene prospettato, attraverso l’accordo sui vaccini nei luoghi di lavoro firmato da cgil,cisl,uil e ugl, la vaccinazione quale parte del welfare integrativo.
Facciamo quindi nostro il documento della Rete Sindacale Internazionale del 18 maggio 2021che condividiamo integralmente:
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Mettiamo fine al sistema dei brevetti privati! Per un’industria farmaceutica sotto controllo sociale e un sistema di vaccinazione pubblico, universale e gratuito
Grazie a un enorme sforzo scientifico basato sulla collaborazione internazionale e importi storici di denaro pubblico, l’umanità è stata in grado di sviluppare diversi vaccini efficaci contro COVID-19 in meno di un anno.
Tuttavia, questo grande risultato potrebbe essere completamente oscurato dall’avidità dell’industria farmaceutica. In una situazione critica come quella che stiamo vivendo, l’eccezionalità delle misure richieste alla maggioranza della popolazione deve applicarsi anche all’industria farmaceutica privata e alla sua costante sete di profitto. La sospensione dei brevetti relativi al Covid-19 deve essere una priorità e un primo passo.
Ma non possiamo fermarci qui. Iniziative come COVAX o C-TAP sono fallite miseramente, non solo per la loro inadeguatezza, ma soprattutto perché rispondono al fallimento dell’attuale sistema di governance globale con iniziative in cui paesi ricchi e multinazionali, spesso sotto forma di fondazioni, cercano di rimodellare l’ordine mondiale come meglio credono. La crescente filantropia e le iniziative pubblico-private non sono la risposta. Lo sono ancora meno di fronte alle attuali sfide planetarie in un mondo dominato da stati e industrie guidati dalla sola legge del mercato e dal massimo profitto.
La crisi sanitaria è lungi dall’essere risolta. Il sistema capitalista e le politiche neoliberiste hanno svolto un ruolo fondamentale in tutte le fasi. All’origine di questo virus c’è la trasformazione sfrenata del rapporto tra uomo e natura. La crisi ecologica e la crisi sanitaria sono intimamente legate. E la stessa logica predatoria neoliberista ha esacerbato le conseguenze di entrambi applicando una gestione della crisi privata e competitiva. Il risultato è più disuguaglianza, più sofferenza e più morti in nome degli interessi di una minoranza privilegiata.
La pandemia ha accelerato e approfondito tendenze pericolose, disparità sociali e fenomeni multidimensionali che assistiamo da decenni e che colpiscono principalmente le classi lavoratrici, soprattutto le donne e le persone di colore. Le donne sono la maggioranza tra gli operatori sanitari che sono stati in prima linea nella lotta alla pandemia, ma anche nel mantenimento della vita di fronte alla riduzione dei servizi pubblici e dei diritti sociali di cui sono le prime vittime.
La salute e l’accesso alla salute e all’immunizzazione sono un diritto umano universale. Pertanto, i vaccini dovrebbero essere visti come un bene pubblico globale. E per garantire la loro accessibilità universale, la necessaria e urgente sospensione dei brevetti deve essere accompagnata da meccanismi di nazionalizzazione delle industrie farmaceutiche private e da un forte investimento nello sviluppo delle industrie farmaceutiche pubbliche in tutti i paesi. È necessaria un’azione decisiva che consenta la pianificazione pubblica della produzione e della distribuzione dei vaccini, sviluppando le capacità di produzione locale quando possibile e integrandole con la solidarietà internazionale vincolante in altri casi.
Se i virus non hanno confini, la lotta contro di loro non dovrebbe. Lo sciovinismo della salute è un’altra faccia della deriva reazionaria dell’esclusione che sta investendo il mondo. I popoli del Sud devono avere accesso ai vaccini su un piano di parità con il resto degli abitanti del pianeta. Accogliamo con favore gli sforzi di Cuba per sviluppare vaccini e trattamenti per affrontare la pandemia e per rendere i risultati disponibili all’umanità. Le sfide globali come una pandemia richiedono risposte globali appropriate.
L’economia privata, la fede cieca nel mercato e la ricerca del profitto si sono rivelate incompatibili con la vita. La salute non può essere una merce. La riattivazione dell’attività economica non può essere fatta a danno della salute o dei diritti della maggioranza. Devi scegliere: capitale o vita. Dobbiamo agire rapidamente e con forza, pensando a una strategia globale di parità di accesso e garanzia universale del diritto alla salute.
Per tutti questi motivi, chiediamo la:
- Sospensione dei brevetti privati su tutte le tecnologie, conoscenze, trattamenti e vaccini relativi a COVID-19.
- L’eliminazione dei segreti commerciali e la pubblicazione di informazioni sui costi di produzione e sugli investimenti pubblici utilizzati, in modo chiaro e accessibile a tutta la popolazione.
- Trasparenza e controllo pubblico in tutte le fasi dello sviluppo del vaccino.
- Accesso universale, gratuito e gratuito alla vaccinazione e alle cure.
- L’espropriazione e la socializzazione sotto il controllo sociale dell’industria farmaceutica privata come base di un sistema sanitario pubblico e universale che promuove la produzione di cure e farmaci generici.
- L’ aumento degli investimenti e dei budget pubblici destinati alla sanità pubblica e alle politiche di assistenza alla comunità, tra cui un aumento delle assunzioni, degli stipendi e un miglioramento delle condizioni di lavoro del personale in questi settori.
- L’introduzione di tasse sulla ricchezza (patrimonio e reddito dell’1% più ricco) per finanziare la lotta alla pandemia e garantire un’uscita socialmente giusta ed ambientalmente sostenibile dalle varie crisi del capitalismo mondiale.
- La sospensione del pagamento dei debiti per tutta la durata della pandemia e la cancellazione dei debiti illegittimi e di quelli contratti per finanziare la lotta al virus.