Dentro la crisi permanente di un piano vaccinale continuamente propagandato ma mai avviatosi seriamente, ecco magicamente comparire dal cilindro del Governo, il “protocollo nazionale per la vaccinazione nei luoghi di lavoro”. Un documento firmato oltre che dallo stesso governo, dalle associazioni padronali e dal quadro sindacale concertativo (scelto direttamente dal governo).
Et voilà, dopo la vergogna delle liste di priorità vaccinali alle lobbies, a parenti ed amici, arriva la vaccinazione nei luoghi di lavoro a salvare la situazione .
A ben vedere, si tratta di un tentativo che dal punto di vista pratico probabilmente non inciderà significativamente in questa fase della campagna vaccinale la quale, non prende quota a causa della premazia degli interessi delle multinazionali americane dei farmaci, ma che ha un alto valore simbolico e di prospettiva.
Non a caso la rappresentazione che ne fanno i mezzi di propaganda è quella di una impresa che ha a cuore gli interessi dei propri lavoratori e di una intera comunità la quale, non potrà ovviamente che esserne grata.
Il sentimento della gratitudine è poi propedeutico a veicolare l’essenza di questo accordo che è fuori ogni ombra di dubbio, quello di assegnare al padronato un pezzo di sanità, evidentemente non ancora abbastanza privatizzata, attraverso il rafforzamento del cosiddetto welfare integrativo.
E’ evidente che a regime questo accordo, differenziando fra chi un lavoro ce l’ha e chi no, fra chi lavora in una azienda in grado di mettere in piedi un centro vaccinale e chi no, sferra un altro duro colpo al sistema sanitario pubblico e alla sua universalità ed è destinato a produrre ulteriori disuguaglianze e contraddizioni interne alla classe stessa.
Un bell’aiuto quello dei sindacati concertativi al governo dei tecnocrati e al padronato i quali curano con amore ogni elemento di divisione che possa rendere sempre più difficile l’unità dei lavoratori e contestualmente sempre più facile il ricatto dell’iscrizione forzata ad un sindacato concertativo.
Un protocollo che rappresenta un ulteriore tassello del nuovo patto sociale avviato con l’accordo sottoscritto con Brunetta il 10 marzo scorso: il “patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” e che intendono cementare con una nuova legge sulla rappresentanza sindacale che, come ha preannunciato Landini, renderà erga omnes i contratti da loro stipulati e assegnerà sempre a loro la titolarità esclusiva della rappresentanza sindacale.
Siamo ben oltre l’accordo del 10 gennaio 2011 con il quale si assegnava la titolarità a concorrere alle rsu solo ai sindacati che accettavano di sanzionare chi scioperava contro gli accordi da loro stessi sottoscritti e che è rimasto sostanzialmente lettera morta.
Ora dentro la legislazione d’emergenza (permanente) i sindacati li sceglie direttamente il governo e assegna loro la cogestione del welfare aziendale come dei fondi pensione integrativi che non a caso stanno cercando di rilanciare obbligando milioni di lavoratori ad aderirvi. Approvare in queste condizioni una legge sulla rappresentanza che sancisca ciò che è già stato assegnato per decreto o per semplice chiamata ai sindacati amici, sarebbe la chiusura di un cerchio utile a delegittimare ogni forma di conflitto sindacale.
Ci appelliamo ai lavoratori e a tutte le forze sindacali e sociali alternative al blocco dei sindacati firmatari, affinché l’opposizione all’accordo sui vaccini nei luoghi di lavoro e più in generale al nuovo patto sociale trovino spazio in tutte le mobilitazioni di questo periodo e siano il cuore delle iniziative del primo maggio prossimo.
Bologna 08/04/2021
Sindacato Generale di Base