SULLA IPOTESI DI CCNL NEL COMPATO SANITÀ PUBBLICA

PARTE ECONOMICA – AUMENTI SALARIALI. La direttiva di indirizzo quadro per in rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021 prevede lo stanziamento di circa 3040 milioni per il rinnovo dei CCNL dei settori non statali, per una previsione, anche per le lavoratrici e dei lavoratori della sanità, di aumento lordo di circa 107€ (medio livello) mensili. Tuttavia la quota è comprensiva della stabilizzazione dell’elemento perequativo (20-30€ mensili), già in corso di erogazione alle lavoratrici e ai lavoratori e introdotto dal rinnovo del contratto del 2018, nonché del consolidamento della indennità di vacanza contrattuale (12-15€ mensili). 

Pertanto, l’aumento medio lordo si attesterebbe intorno ai 60-70€ mensili (50€ scarsi netti in busta paga). C’è da dire che per la categoria degli infermieri, oltre all’aumento salariale previsto dal rinnovo del CCNL, è prevista anche la cifra per la cosiddetta indennità di specificità infermieristica, introdotta dalla legge di bilancio 2021 (da riconoscere agli infermieri dal 1 gennaio 2021 ma concatenata al rinnovo del CCNL inmerito alle misura e alla disciplina) con risorse pari a 335 mln, quale parte del trattamento economico fondamentale (quindi non accessorio) che si aggirerebbe a circa 100€ lordi mensili. Una quota che, a ben vedere, rappresenta una sorta di contentino per quei sindacati corporativi allo scopo di ingraziarseli per poi farli accomodare nella ampia platea dei “protagonisti” della partita del rinnovo del CCNL. Di fatto, è bene sottolinearlo, dalla suddetta indennità rimarrebbero escluse alcune professioni sanitarie (assistenti sanitari, tecnici radiologi, tecnici di laboratorio biomedico, tecnici della riabilitazione, tecnici della prevenzione etc.) che pure hanno avuto un ruolo fondamentale nella lotta contro la pandemia da SARS-CoV-2. Più che una, si tratta, dunque, di una vera e propria discriminazione ai danni di molte lavoratrici e lavoratori della sanità che con competenza e professionalità hanno operato per garantire i livelli essenziali di cura. 

PARTE ECONOMICA – FONDI CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA. Le risorse da destinare ai fondi per la contrattazione integrativa, al momento, sono ferme al 2016. Non vi è stata alcun aggiornamento o adeguamento, anche in relazione alla pandemia da SARS-CoV-2, sulle risorse da destinare ai fondi condizioni di lavoro e incarichi, o premialità e fasce, tant’è che alcune quote di salario accessorio sono sempre più a rischio. D’altra parte, per quanto il sindacalismo confederale corre alla raccolta di firme per chiedere un incremento dei fondi, è pur vero che quei fondi non solo sono stati concertati e votati dagli stessi confederali, ma sono anche diventati il bancomat delle “facili” destinazioni di incarichi di funzione (ex posizioni organizzative), sempre più costruite ad personam (alla faccia della meritocrazia!) e con carattere bipartisan (vanno bene sia sindacati complici, che rodano i propri meccanismi clientelari, sia alle parti aziendali, che trovano nuovi fedelissimi per ottimizzare il controllo). 

Di fatto, gli incarichi di funzione divorano ampie fette dei fondi per la contrattazione integrativa che però appartengono a tutte le lavoratrici e i lavoratori che, quindi, non ne beneficiano in ugual modo. Come se non bastasse le linee di indirizzo del ministero della funzione pubblica in vista dei rinnovi contrattuali (tra cui anche il comparto sanità) prevedono che la valorizzazione degli istituti del trattamento economico accessorio collegato alla performance e alla valutazione nell’ambito di un sistema definito dalle singole amministrazioni. È facile intuire che, poiché le poche risorse presenti sui fondi della contrattazione integrativa non saranno in grado di garantire un trattamento economico accessorio a tutte le lavoratrici e i lavoratori, la valutazione della performance diventerà un ulteriore strumento clientelare per il sindacalismo complice e quello corporativo e il miglior strumento di controllo, ricatto (e sfruttamento!) dirigenziale. 

PARTE ECONOMICA – INDENNITA’. Nel comparto sanità vi sono diverse indennità ferme da anni. Ad esempio l’istituto della pronta disponibilità (PD) è letteralmente fermo agli anni ’90. Purtroppo sempre più spesso si assiste ad un abuso di questo servizio preso gli ospedali e le strutture sanitarie. Un abusoincentivato dai bassissimi costi di gestione. Infatti, la pronta disponibilità obbliga il lavoratore ad espletare ore di lavoro straordinarie, rendendosi reperibile, nel minor tempo possibile, durante i turni festivi e/o notturni.

ASSUMETE E PAGATECI.

La carenza di organici nelle strutture ospedaliere e sanitarie del SSN è sempre più di attualità e l’esplosione della pandemia da SARS-CoV-2 ha reso ancora più evidente gli effetti delle mancate risposte alla cronica e strutturale mancanza di personale che da anni, come SGB, stiamo denunciando. Dal rapporto OCSE sul 2020 emerge che in Italia vi sono 5.7 operatrici/operatori delle professioni infermieristiche ogni mille abitati rispetto ad una media europea di 8.2. Inoltre, sempre secondo il rapporto dell’OCSE, in Italia vi sarebbe un rapporto di 1.5 infermiere/i per medico, rispetto ad una media europea di 2,7. Altro dato allarmate è quello del numero di infermieri per numero di pazienti. In Italia, secondo la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) vi sarebbe un rapporto di 1 infermiera/e ogni 11 pazienti (rapporto che varia da regione a regione) rispetto a un rapporto ideale di 1 a 6. Insomma il quadro sulla carenza di personale nelle strutture del SSN è drammatico. SI stima che mancherebbero almeno 60mila lavoratrici/lavoratori del personale infermieristico per poter essere in linea con gli standard di efficacia, efficienza e qualità della risposta al bisogno di cura e salute della collettività. 

Analogamente, la carenza di personale nel SSN è riguarda anche gli altri profili delle professioni sanitarie (tecnici radiologi, tecnici della riabilitazione, ostetriche, tecnici della prevenzione etc.), dell’area socio sanitaria (OSS), nonché dei ruoli amministrativo, tecnico e professionale del comparto. Anni e anni di tagli, mancato turnover, blocco di assunzioni e mancati investimenti sulla sanità pubblica sono la causa di questo annosa questione che né la politica né la governace centrale e le amministrazioni regionali hanno voluto e saputo affrontare. E non giovano le promesse di assunzione di personale fatte per tutto il corso del 2020 e nelle varie fasi e ondate emergenziali da SARS-CoV-2, perché sono state completamente disattese. 

Nonostante gli sforzi che ogni sistema regionale ha operato in modo diverso dall’altro, le assunzioni fatte sono state del tutto insufficienti rispetto al reale fabbisogno di personale che via via l’emergenza richiedeva. Sicché, il più delle volte, le aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche hanno optato per la sospensione dell’attività ordinaria, rimandando visite e interventi e riallocando il personale sui reparti COVID o sulla campagna vaccinale. La carenza di personale si è fatta sentire soprattutto sulle condizioni di lavoro, che sono diventate insostenibili con riposi saltati, ferie bloccate, straordinari aumentati e una forte esposizione a stress lavoro correlato. 

Per altro, laddove è stato fatto, lo scorrimento delle graduatorie vigenti ha causato una migrazione di operatrici e operatori sanitari dalle strutture convenzionate gestite in appalto verso (soprattutto RSA per anziani) verso quelle del SSN, rimarcando che, soprattutto sul personale infermieristico, la coperta è troppo corta e che le esternalizzazioni hanno rappresentato una scelta scellerata. Un altro aspetto da sottolineare è che le poche assunzioni hanno riguardato, per la maggior parte, rapporti di lavoro con contratti a tempo determinato, di collaborazione (co.co.co) o di somministrazione lavoro(agenzie interinali). 

Come SGB riteniamo che sul piatto per il rinnovo del CCNL sanità debbano essere inseriti 3 i punti principali per il rilancio del SSN: 

  1. Una vasta campagna di assunzioni stabili con rapporti di lavoro a tempo indeterminato, operando lo scorrimento delle graduatorie in essere o indicendo nuove procedure concorsuali snelle e veloci; 
  2. Il superamento definitivo del precariato procedendo con la stabilizzazione di tutti in contratti a termine; 
  3. La re-internalizzazione di tutti servizi e di tutto il personale in appalto.

Sindacato Generale di Base 

Condividi: