
Come tutti sappiamo l’aumento del costo della vita nel nostro territorio è ben maggiore di quel 17,5% su base biennale calcolato dagli enti istituzionali, basti pensare all’aumento del 24% della luce e del 28% del gas nel solo 2025 o agli aumenti vertiginosi dei costi degli affitti, delle abitazioni e non ultimo dei trasporti dove nella nostra regione, il comune di Bologna si è contraddistinto aumentando i costi del trasporto locale e della mobilità urbana fino al 60% mentre la RER prevede l’ aumento dell’addizionale regionale (IRPEF), dei ticket sanitari e del bollo auto.
Nel piccolo della vita dei palazzi della Regione anche il bicchierino di caffè erogato dalle macchinette automatiche ha avuto un aumento dal 9 al 20% e su Orma la RER ha fornito una lunga spiegazione per l’accaduto, omettendo però ciò che invece ha ammesso l’assessore Baruffi in premessa all’illustrazione fattaci del Documento di Economia e Finanza Regionale 2025/2027: fra le principali cause macroeconomiche dei problemi di bilancio vi sono le conseguenze della guerra.
Da anni sosteniamo che la barbarie della guerra oltre a fare migliaia e migliaia di morti innocenti e a distruggere i paesi colpiti direttamente, produce delle economie di guerra che impoveriscono i settori popolari, aumentano la povertà, colpiscono i salari e lo stato sociale e comprimono i diritti, in tutti i Paesi in vario modo coinvolti.
Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni: un velocissimo incrudimento dello scontro fra blocchi economici ed il vertiginoso programma di aumento delle spese militari nonché la corsa alla produzione di armi, peggiora non di poco la situazione.
Per questo sabato scorso il direttivo nazionale SGB ha deciso di lanciare un appello al sindacalismo di base e a tutte le lavoratrici e lavoratori per un grande sciopero contro la guerra e l’economia di guerra che si frapponga fra coloro che in vario modo, anche utilizzando strumentalmente le bandiere della pace stanno correndo lungo il piano inclinato della guerra e dell’economia di guerra.
In questo teatro di guerra non sono mancati e non mancano di svolgere il proprio ruolo mistificatorio i sindacati concertativi che fino dagli anno 90 con la politica della concertazione hanno dato vita ad un sistema contrattuale che ha reso i nostri salari i più bassi d’Europa, ha immesso una enorme precarietà nel mondo del lavoro ed utilizzato i nostri salari per finanziare i fondi pensione integrativi nei cui consigli d’amministrazione siedono insieme alle associazioni datoriali pubbliche e private, gli stessi fondi pensione che hanno già avviato l’acquisto di ingenti pacchetti d’azioni legati all’industria delle armi il cui costo nel nostro paese è aumentato in pochi mesi di oltre 4 volte.
I sindacati concertativi nei contratti della pubblica amministrazione hanno nei decenni artificiosamente diviso i lavoratori con una lunga catena di elementi discrezionali e premiali legati al salario, indebolendone la capacità conflittuale e contrattuale e facendosi essi stessi garanti diretti di questo sistema.
Per quello che riguarda la nostra contrattazione provano ora ad illuderci che il nostro benessere economico sia in continuo aumento perché abbiamo preso 200 euro in un anno di welfare aziendale, che il premio di produttività sia in continuo aumento e che anche sulle specifiche responsabilità ci siano più risorse, tutto questo grazie a loro e al loro operato.
Precisiamo che la giunta operando finora su un bilancio provvisorio ha stanziato né più né meno che le cifre programmate nella contrattazione del 2024 per i nostri salari accessori, altroché aumenti legati all’inflazione!
Altroché aumento delle risorse per le specifiche responsabilità!
Per quanto riguarda il premio di produttività, il contratto decentrato 2024/2026, siglato da CGIL, CISL e UIL, prevede per il solo esercizio 2024 che l’importo pro-capite annuo lordo sia incrementato di una tantum, pari a 500 € per ogni area contrattuale che sono risorse già stanziate per il nostro contratto 2023 e non distribuite ai lavoratori (economie).
SGB si è sempre battuta perché fossero individuati aumenti veri stabili per tutti rispetto allo specchietto delle allodole dell’una tantum creata con le economie contrattuali.
Inoltre il sistema di valutazione non fa altro che alimentare competizione e guerra tra poveri, dove la discrezionalità della valutazione è in capo ad ogni singolo dirigente che la esprime in base ai propri convincimenti personali relativamente al servizio che dirige ma la stessa valutazione, grazie al meraviglioso sistema contrattuale concertativo costruito con cgil cisl e uil, verrà utilizzata anche per i differenziali economici che hanno invece come platea l’intero ente.
Non esistendo in natura alcun elemento di omogenizzazione delle valutazioni proprio perché discrezionali, la RER ripropone di conseguenza un sistema “di riparametrazione” che livella le valutazioni abbassando quelle per loro troppo alte.
Ed ancora, se il dirigente differenzia troppo poco le valutazioni dei suoi sottoposti, avrà un taglio fino al 10% del peso della propria valutazione.
Anche le EQ concorrono alla valutazione dei colleghi dentro un sistema competitivo perverso per il quale il valutatore è anche oggetto di valutazione ed ha tutto l’interesse a togliere pezzi di salario accessorio ai valutati.
Insomma, un sistema che chiamano meritocratico ma che di oggettivo non ha nulla, tende a differenziare le valutazioni e gli stipendi fra lavoratori dello stesso servizio e della stessa categoria.
E’ altresì evidente che, con buona pace del “benessere lavorativo”, coloro che correranno i rischi più alti saranno le figure ed i soggetti più deboli, i meno garantiti, i più fragili per i quali la forbice retributiva continua ad allargarsi.
Tutto ciò non ci piace per nulla e ancora meno oggi in una situazione in cui la perdita del potere di acquisto dei nostri salari a causa di guerra ed inflazione nonché di una decennale contrattazione nazionale al ribasso, imporrebbero l’aumento generalizzato degli stipendi e non certo la loro diversificazione su base discrezionale.
A tutto questo noi di SGB ci siamo sempre opposti
- NO a incrementi una tantum
- NO un sistema di valutazione discrezionale
- NO a welfare aziendale con ISEE, ma un welfare aziendale come un beneficio da riconoscere universalmente al lavoratore regionale in quanto beneficio aziendale e non in sostituzione di quello sociale
A quei sindacati, che ci vendono frottole, che nei decenni ci hanno svenduto diritti e salari per entrare in Europa, che bisognava fare dei sacrifici per le politiche di bilancio europee e nazionali, che non hanno combattuto i governi dell’austerity e i partiti che hanno finanziato le guerre, che ci hanno imposto le pensioni integrative e che ora vorrebbero scipparci il TFR; ai sindacati della concertazione rispondiamo così:
Basta! Alle RSU io voto SGB!
Un voto per:
- Diritti ed equità salariale
- Aumenti legati automaticamente alla inflazione reale
- Quattordicesima mensilità
- Ripristinare gli scatti economici di anzianità
- Incrementi salariali accessori fissi e continuativi
- Welfare aziendale uguale per tutti
- Buoni pasto anche a chi è in smart work
Un voto a SGB fa la differenza!!
SGB Regione Emilia RomagnaComunicato