Dalle prime schermaglie contrattuali riferite al rinnovo del CCNL 2019-2021 per il comparto delle Funzioni Centrali si avverte un forte senso di leggerezza. Praticamente quello che storicamente fa da guida alla tornata contrattuale per tutto il pubblico impiego è – per ora – un buco con il niente attorno.
Le ipotesi che circolano da parte ARAN e da parte sindacale fanno comprendere che le “messe in scena” articolate con i contratti precedenti si risolveranno, ancora una volta, in un nulla di fatto. O meglio potranno solo aggiungere danni a ciò che hanno già danneggiato. Tutte le prospettive di evoluzione (o superamento del sistema professionale) si sono andate a far benedire. Così come permessi, visite mediche, etc. utili a conciliare tempo di vita e tempo di lavoro.
Per non parlare del lavoro agile su cui la disciplina contrattuale, anche nel periodo più duro della pandemia, è riuscita a malapena a produrre impercettibili balbettii. Se poi andiamo ad affondare la lama nella “madre” di tutte le battaglie, ovvero la questione salariale, ben sappiamo che da 25 anni è sottratta nei fatti al negoziato, ma fissata dai documenti di politica economica.
Ed è lo stesso che sta avvenendo anche per tutto il resto con l’abdicazione sindacale al ministro Brunetta di ogni aspetto che potrebbe essere contrattualizzato: assunzioni, progressioni di carriera, lavoro agile e… chi più ne ha più ne metta. Interessatissime invece a foraggiare i propri fondi pensione cercando in tutti i modi di scipparci anche il TFR, o aspetti cui dovrebbe provvedere lo Stato (leggi welfare contrattuale, primo su tutto la sanità).
Di questo genere di organizzazioni sindacali (anche) i lavoratori pubblici non sanno che farsene. È tempo che i pubblici impiegati riprendano in mano il proprio destino imponendo un cambio di passo al governo Draghi (e a quelli che seguiranno) anche sul fronte PNRR.
A questo riguardo abbiamo verificato che le poche assunzioni previste saranno in gran parte a tempo determinato a fronte di un calo vertiginoso di addetti negli ultimi anni, più marcato nella sanità e negli enti locali come risulta dai dati della Ragioneria Generale dello Stato.
L’occasione, se ci verrà data, sarà quella delle RSU del 2022. Invitiamo per questo tutti coloro che desiderano un sindacato diverso ad unirsi a noi e riprendere la strada del conflitto anziché quella dell’abnegazione.
Sarà il miglior viatico per abbandonare questa insopportabile pandemia