Reggio Emilia. 20 anni e morire di precariato

Elena è morta a Reggio Emilia a 20 anni una domenica sera mentre era a lavoro per pagarsi gli studi. Elena è morta in un incidente stradale schiacciata tra le lamiere dell’auto di proprietà di una pizzeria per cui consegnava pizze. Elena è morta di un lavoro precario, senza tutele, sfruttata e per pochi euro. Ma questo i media non hanno il coraggio di dirlo, perché in fondo, per la narrazione della classe padronale, in una apoteosi di viltà, è meglio nascondere le responsabilità, magari scaricarle altrove o addirittura sulla stessa vittima con l’affermazione “Elena ha fatto tutta da sola”.

Invece, le cose vanno chiamate con il loro nome, perché quella di Elena è l’ennesima morte bianca, l’ennesima tragedia sul lavoro che ingoia vite giovani e meno giovani al ritmo di tre al giorno. E tutto in nome di un profitto senza scrupoli che sfrutta donne e uomini di qualsiasi età e schiaccia i loro diritti di lavoratrici e lavoratori, la loro sicurezza, la loro salute, la loro dignità, i loro salari.   Nel silenzio del governo e delle istituzioni, sono migliaia i giovani che sono costretti a ad accettare lavori a condizioni inumane, in un limbo di situazioni prive di contratti e regolamenti.  Perché i tentacoli dello sfruttamento e della massimizzazione del profitto a ogni costo, anche della vita, hanno ormai da tempo invaso il mondo della scuola e dell’università.  Sono entrati prepotentemente nel futuro dei nostri figli, dei nostri giovani, dei nostri studenti con l’illusione che un “lavoretto” senza diritti, ferie, malattia, contributi e magari in nero è molto meglio che  “non avere nessun lavoro” o con la promessa che l’alternanza scuola lavoro è una garanzia per la crescita.

Ma la vita viene prima di ogni lavoretto, prima di ogni stage.  Non si può morire di lavoro per pagarsi gli studi. Non si può morire di lavoro per uno stage. Non si può morire di lavoro.

Giù le mani da giovani e studenti. Liberiamoli dalle logiche di morte del profitto e dello sfruttamento. Ridiamo loro sicurezza, dignità e futuro.

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