Pubblico Impiego

Le imminenti elezioni RSU serviranno ancora una volta a “pesare” la rappresentanza sindacale in ogni posto di lavoro pubblico.
Lavoratori e Lavoratrici si troveranno ancora una volta a esprimere il proprio voto verso organizzazioni che da anni hanno abdicato alla funzione sindacale e che hanno preferito concentrarsi sull’erogazione di
servizi.
Neanche più l’epicentro della contrattazione sta nelle loro corde vista la totale dipendenza dalle proposte datoriali.
Allo stesso modo l’apparente contrapposizione di talune sigle diventa acqua fresca visto il comportamento assunto in
occasione della recente manifestazione del 15 marzo.
Già, c’è una guerra! E l’Europa corre a riarmarsi. E per farlo dimentica tutte quelle parole d’ordine che negli anni sono servite per bloccare i nostri salari e per riformare le funzioni pubbliche e del lavoro in genere nel nostro paese: la giustizia, la sanità, la scuola, l’università, il fisco, le autonomie locali, la riforma del lavoro e dei centri per l’impiego, … Fino alla riforma della Costituzione giunta ad imporre il pareggio di bilancio per tutte le amministrazioni e la sostanziale impossibilità di fare debito. E tutto questo con il beneplacito sostegno di sindacati collaborazionisti.
Esattamente come in guerra!
E allora se c’è una guerra dobbiamo imparare nuovamente a distinguere chi sono i nemici delle Lavoratrici e dei Lavoratori.
Come accaduto durante le due ultime guerre mondiali dobbiamo ricordarne le avvisaglie, i piccoli episodi da cui si sono generati i conflitti, i reali interessi economici in gioco, ora come allora, e le pretese di espansione e spartizione del mondo: allora l’Europa, oggi la Groenlandia, Panama, l’Ucraina, alcune zone dell’est asiatico.
Di fronte a questa generazione di folli il mondo del lavoro deve sostenere il contrasto a ogni velleità bellicista: la guerra ammazza solo il popolo e ne fa carne da macello.
Di fronte a un’Europa che si riarma, che vuole farlo anche attingendo a risorse private (secondo alcuni abbiamo
troppi soldi non investiti nella finanza bellica), che ci sta preparando psicologicamente a chiuderci nuovamente nel
bunker, quasi come ai tempi del Covid 19, a rifornirci di kit di sopravvivenza (con sprezzo del ridicolo) occorre
una reazione vera.
Sgb vuole qualificarsi a rappresentare la nuova Resistenza, contro il mondo in cui politica e sindacati fanno a gara per farci precipitare verso la guerra.
Come quel manipolo di partigiani che allora si fece carico delle necessità di un popolo intero, attanagliato dalla paura, così oggi continueremo a essere i nuovi ribelli, a chiedere lo sciopero contro le guerre e le politiche belliciste. Dare più forza a Sgb significherà porre una seria ipoteca sul cambiamento possibile a partire dai posti di lavoro dove abbiamo presentato liste.
L’ALTERNATIVA C’E’
VOTA SGB
Chiama SGB 051 385 932
Scrivi a: pubblicoimpiego@sindacatosgb.it