Pubblico Impiego. Contratto Funzioni Locali

SE NON C’E’ GUADAGNO…

… La remissione è certa! Così recita l’antico adagio, ma da quanto appare nell’atto d’indirizzo per il rinnovo contrattuale va detto senza mezzi termini che ancora una volta si parte con il piede sbagliato.

Il primo tema che grida vendetta è proprio quello della grande questione salariale. In questo caso ci sono almeno tre problemi che continueranno a languire. Il primo riguarda il mancato recupero dell’inflazione nel triennio 2022-2024 (sia di quella reale, sia di quella addolcita con il cd. indice IPCA). In seconda battuta c’è una questione salariale che riguarda tutta la classe lavoratrice, poiché nell’arco di un trentennio le retribuzioni reali si sono significativamente distaccate dalle retribuzioni degli altri lavoratori europei.

Il terzo problema ha a che fare invece con i numeri del personale che – come certificato recentemente dall’ISTAT – sono diminuiti nel comparto di circa 80.000 unità tra il 2011 e il 2021 ed è stimabile una ulteriore riduzione negli anni successivi a causa delle restrizioni imposte dalle leggi finanziarie (nell’ordine di 10.000 in meno ogni anno).

Questo vuol dire che complessivamente negli enti locali

lavoratori e lavoratrici hanno guadagnato di meno e lavorato di più!

Oltretutto l’atto d’indirizzo propone di suddividere le risorse contrattuali tra somme da destinare alla retribuzione base e somme da assegnare al salario accessorio. Un altro tassello organizzativo riguarderà le cd. Elevate Qualificazioni

In sostanza si vorrebbe attribuire loro una funzione di coordinamento di altri funzionari (gerarchica) preparando il terreno per la costituzione dell’area quadri che diventa sempre più prossima alla realtà e che, soprattutto, sottrae ai dirigenti la responsabilità gestionale.

Poco di nuovo sul fronte progressioni verticali che potranno essere effettuate in deroga al titolo di studio fino al 2026, ma solo per il settore scolastico-educativo.

Particolarmente delicato appare invece il tema delle relazioni sindacali. Con un colpo di scure l’atto d’indirizzo propone di sottrarre totalmente alla contrattazione (nazionale e decentrata) tra gli altri: “…l’articolazione dell’orario di lavoro, comprese turnazione e reperibilità, […] i sistemi di valutazione, […] gli aspetti organizzativi del lavoro e la destinazione delle risorse del salario accessorio connesse agli istituti di cui sopra”.

In sostanza non ci sarà più niente da contrattare!

Oltretutto le risorse destinate alle retribuzioni di posizione e risultato delle EQ non verranno computate nel limite previsto per il calcolo del salario accessorio aggiungendo così un altro cuneo alla costituzione dell’area quadri. Viene invece considerata la facoltà di aumentare le risorse per lo straordinario che evidentemente rappresenta il solo modo per fronteggiare l’assenza di personale.

Ultima chicca le risorse per il welfare contrattuale, ma attuato privilegiando i fondi pensione (tanto cari ai sindacati governativi).

In definitiva il nuovo sistema che si vorrebbe attuare negli enti locali è quello di un numero inferiore di addetti, con meno potere d’acquisto e compensati solo se disposti a fare straordinario (deciso dalle EQ) e con una forte spinta a conferire il proprio TFR nei fondi pensione.

Il disegno strategico di Governo e sindacati complici non fa una grinza: meno soldi ai dipendenti e più soldi ai fondi pensione.

C’è solo un modo per contrastarli: smettere di finanziarli.

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Di seguito, il comunicato in formato PDF

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