Pubblico Impiego – funzioni locali

In questi giorni assistiamo alle ultime battute negoziali del contratto del comparto delle Funzioni Centrali che, come solito, farà da apripista per tutti gli altri comparti di Pubblico Impiego. La soluzione adottata per riequilibrare stipendi differenti (tra Ministeri, Agenzie Fiscali e Enti Previdenziali) si sta giocando tutta nella parte di salario accessorio che solo in parte permetterà un reale recupero salariale. Come già visto in passato governo e sindacati governativi vanno a nozze, ma con i fichi secchi!

Lo stesso problema lo abbiamo nelle Funzioni Locali, ma qui sarà impossibile recuperare anche solo marginalmente le differenze di retribuzione.

Da un lato esiste una sperequazione interna al sistema contrattuale che nel corso del tempo ha permesso alle amministrazioni più visibili (le grandi città, le Regioni e i loro enti strumentali in primis) di incrementare significativamente la componente di salario accessorio, mentre per tutte le altre amministrazioni (piccoli comuni e medie province) le risorse sono rimaste sostanzialmente cristallizzate: vuoi per i tagli governativi, vuoi per le poche risorse destinate agli enti più piccoli.

Ma a fronte di questa sperequazione contrattuale ne esiste una seconda che vede un ulteriore ricaduta negativa sui Lavoratori e le Lavoratrici delle amministrazioni locali perlopiù del meridione. Si tratta di tutte quelle amministrazioni in condizioni di dissesto finanziario (sempre a causa di tagli senza senso o di gestioni politiche dissennate) i cui danni si riversano sui cittadini e sul personale di quelle comunità.

Questo significa che l’eguaglianza PARITÀ DI LAVORO=PARITÀ DI SALARIO si allontana sempre di più.

A questo dobbiamo aggiungere il terzo elemento che sancisce la diversità di trattamento economico costituito dal sistema di valutazione in mano alla dirigenza che è tale da provocare differenze significative a parità di funzioni.

In nome di non si sa bene quale criterio premiale i Pubblici dipendenti hanno introiettato l’illogicità della meritocrazia di stampo padronale e hanno definitivamente abdicato alla equità retributiva (peraltro sancita dall’art. 36 della Costituzione).

Ma c’è dell’altro! Il differenziale economico tra l’area della dirigenza e quella del comparto presenta un dislivello troppo grande. Così come si continuerà a fare con la nuova area quadri che si porrà tra dirigenza e posizioni organizzative, ma con retribuzione più alta rispetto a queste ultime.

In tutto questo il comparto si dovrà accontentare di pochi spiccioli (i fichi secchi) che arriveranno a contratto già scaduto e riassorbendo l’indennità di vacanza contrattuale e l’elemento perequativo che doveva servire per mantenere il bonus di Renzi (80 Euro al mese al massimo) per le retribuzioni più basse.

Per questi motivi occorre un cambio di passo che rafforzi la nostra esperienza sindacale e indebolisca quelle organizzazioni che hanno trasformato il sindacato in una centrale affaristica destinata ad arraffare il TFR dei giovani (con i fondi pensione) e che ad ogni contratto tolgono un pezzo di Stato Sociale (con il welfare contrattuale) per gestirlo loro, lasciando a noi i fichi secchi!.

Noi siamo altro. Noi restiamo dalla parte dei Lavoratori e delle Lavoratrici.

Candidati con noi alle prossime RSU e sostieni le nostre liste

Condividi: