Pubblica Amministrazione ricoperta di fango

E’ da più di trent’anni che assistiamo alle inveterate contumelie rivolte a una Pubblica Amministrazione sistematicamente descritta come vecchia, impreparata, corrotta e “fannullona” per nascondere dietro ad un dito la volontà della politica – tutta – di avere una Pubblica Amministrazione incapace, inefficiente e non al passo con i tempi al fine di sostenere le scelte economiche di stampo liberista.

Le diverse ricette adottate si sono rivelate fallimentari: dalla progressiva privatizzazione del Pubblico Impiego, alla revisione in senso federalista della Costituzione, fino all’apologia del merito entrato addirittura nella denominazione del Ministero dell’Istruzione.

Oggi, di fronte all’alluvione, come a qualsiasi altra tragedia del nostro paese, assistiamo ad un patetico scambio di accuse, senza che nessuno dei politici nostrani intenda farsi carico delle scelte sbagliate degli anni passati e di quelli presenti. 

È certo che il cambiamento climatico risulta difficile da governare, ma se viene lasciata andare cura e rispetto del territorio per assoggettarla alla logica principe del profitto e si continua a spingere verso politiche di cementificazione, lasciando svuotati gli uffici dedicati al controllo, il risultato non può essere che questo.

Stesso discorso per la Protezione Civile che – per sua natura – interviene solo a disastro avvenuto, ma che lascia del tutto irrisolto il tema della prevenzione rispetto a cui le orecchie della politica sono sistematicamente chiuse.

Ma oltre alla devastante alluvione in atto, anche durante il Covid e la pandemia sono emerse le visioni sistemiche sbagliate della politica anche rispetto alla Sanità pubblica, frutto di decenni di tagli e chiusure liberiste, della revisione federalista del 2001 e, non ultimo, alla chiusura degli accessi alle Facoltà di Medicina nelle Università italiane e alla formazione degli Operatori Socio Sanitari, a carico dei singoli, per mano dei privati. 

Passata la buriana, gli angeli ed eroi di solo due anni fa sono rapidamente ridiventati fannulloni, ripartito il trasferimento dei fondi e letti pubblici ai privati, dissolti durante la pandemia e rilanciata con il PNRR, la “telemedicina” che è andata a colpire quello che è il principio fondante di ogni politica sanitaria: il rapporto diretto medico – paziente e la totale mancanza di un piano per la medicina pubblica di prossimità con conseguente formazione e assunzione massiccia di personale.

Per rimanere al PNRR, il Governo rivela che, invece di assumere e finalmente investire, non spenderà gran parte delle risorse assegnate sia per l’assenza di figure tecniche che di personale in genere. 

Ancora, non può sottacersi che la scuola intrisa – anche qui – della logica aziendalista, è stata piegata ai voleri delle imprese anziché alle esigenze dello Stato.

Con la benedizione di chi continua a blaterare (leggi ARAN e certa stampa ossequiosa) che le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono addirittura migliori di quelle del settore privato e che se non si accettano lavori nella P.A. è solo perché non si sente la missione di servizio che si dovrebbe svolgere.

È stato lo stesso Ministro Zangrillo pochi giorni fa a dire che «L’Italia registra il dato più basso nel rapporto tra numero di residenti e lavoratori pubblici: il 5,6% contro l’8,4% della Francia, il 7,8% dell’Inghilterra e il 6,8% della Spagna.” 

Purtroppo per noi però i pensionamenti in arrivo nei prossimi anni difficilmente riusciranno a essere compensati con l’ingresso di forze nuove arrivando addirittura a pensare che il dirigente che trattiene un giovane assunto riceva per questo un premio!

E le retribuzioni medie sono tutt’altro che in linea con quelle del privato: a meno che non si prendano ad esempio certi vergognosi contratti ricadenti nella soglia di povertà.  Anche questo frutto delle scelte di 30 anni fa che videro la separazione dell’area della dirigenza nei nostri contratti: loro reggono il peso dell’inflazione reale meglio di noi.

Non consentiremo a questa classe politica di strumentalizzare il problema, reale e gravissimo, del surriscaldamento climatico per spogliarsi di ogni responsabilità, anziché fare una mea culpa rispetto alle politiche sbagliate nei riguardi della P.A.

Ora che la fase delle assunzioni e del ricambio è già finita, così come il potenziamento dei servizi pubblici alle necessità dei cittadini, vediamo Governi nazionale e territoriali rinunciare a decine di miliardi di euro di fondi europei. Come se fosse normale.

Siamo dell’avviso che debba procedersi “in primis” a realizzare un piano di assunzioni straordinariosmantellare il meccanismo premiale previsto dai contratti per assicurare la certezza della retribuzione e restituire centralità alla gestione pubblica dei servizi sottraendoli alla logica del profitto.

Scrolliamoci di dosso il fango con cui ci hanno ricoperti.

Di seguito, il comunicato in pdf

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