L’anno scolastico 2024/25 ha avuto inizio oramai in tutte le regioni del Paese. Anche per quest’anno si
stimano oltre 200mila docenti che lavoreranno con un contratto a tempo determinato. Il Governo Meloni
come quelli che lo hanno recentemente preceduto) ha addirittura esteso il lavoro precario a quello che
una volta veniva definito il “personale di ruolo” . Ne sanno qualcosa molti dei docenti della scuola
secondaria vincitori dell’ultimo concorso PNRR che non hanno fatto in tempo ad abilitarsi. I vincitori
“fortunati” a rientrare nel numero dei posti disponibili sono stati assunti, dopo il superamento delle
prove, con un contratto a tempo determinato. Il contratto di lavoro di questi docenti si trasformerà in
contratto a tempo indeterminato soltanto dopo il conseguimento dei CFU necessari all’abilitazione,
ammesso che l’Amministrazione sia in grado di farli partire in tempo utile. Una volta ottenuta
l’abilitazione, questi insegnanti (dopo aver superato concorso e abilitazione) saranno chiamati a svolgere
il classico anno di formazione e di prova. Gli altri vincitori di concorso, quelli meno fortunati sui posti,
rischiano addirittura di dover aspettare il prossimo concorso ai fini dell’assunzione. Per tutti questi
docenti il vincolo triennale (divieto di chiedere il trasferimento salvo casi eccezionali previsti dalla
legge) diventa di fatto quadriennale poiché il primo anno (quello a tempo determinato) non conta. Il
Concorso PNRR costituisce solamente l’ultimo emblema di una trasversale volontà politica
inequivocabilmente avversa alla stabilizzazione dei precari della scuola: il precariato non solo rimane
ma viene esteso alla prima fase d’immissioni in ruolo. Inoltre, il Ministero al posto di attingere per le
assunzioni in ruolo da tutte le graduatorie degli abilitati (GAE e GPS di prima fascia) e dalle graduatorie
di merito di tutti i concorsi, coprendo tutti i posti vacanti e disponibili, continua a bandire concorsi
all’infinito, in molti casi, sempre per le stesse persone. Il ministero dell’Istruzione e del “merito” oltre
che una macchina impazzita appare sempre più una macchina mangiasoldi che favorisce soprattutto gli
atenei privati con lo squallido sistema di abilitazione a gettoni (CFU) introdotto dall’ex Ministro
Bianchi. Nemmeno sono mancati i casi di forte sospetto di malfunzionamento dell’algoritmo nel corso
delle assegnazione delle supplenze dalle GPS. In questo quadro s’inaspriscono le tensioni e le divisioni
(ataviche) tra i precari della scuola: abilitati e “triennalisti”, abilitati in Italia e all’estero, abilitanti con
corsi tradizionali in presenza e con corsi on line. Come sempre, si cerca d’istigare la furbizia, di rompere
la solidarietà, con la scusa della meritocrazia chi ha più soldi va avanti rispetto a chi ne ha di meno. Per
queste ragioni SGB ha sempre sostenuto gli scioperi e le lotte dei precari della scuola ma senza mai fare
distinzione tra sottocategorie, tra precari di serie A e di serie B. Oltre alla beffa dell’eterno precariato
rimangono da rimuovere, in maniera definitiva, le altre discriminazioni a partire dalla c.d. carta docente.
Il ricorso davanti al giudice del Lavoro per il riconoscimento della Carta (500 euro annui) promosso
anche da SGB ha costretto ministero e sindacati firmatari del CCNL a porsi questo problema. Fermo
restando che le lotte non si limitano di certo al ricorso in tribunale, in questi giorni, anche a Napoli,
SGB sta ottenendo decine e decine di sentenze favorevoli e questo risultato sta contribuendo a far
acquisire consapevolezza ai precari dei loro diritti.
Sindacato Generale di Base – SGB
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