La sanità “LOMBARDA”: L’ECCELLENZA DELL’IPOCRISIA….

In Lombardia si fa la sanità privata con i soldi del pubblico, in un clima di crescente liberismo, da Formigoni a Fontana e con la benedizione della Moratti.

La pandemia da Covid ha accelerato processi di ristrutturazione capitalistica già in atto: destrutturazione del welfare e quindi della sanità pubblica, incremento dello sfruttamento e distruzione del luogo di lavoro, del salario, del diritto del lavoro, dei rapporti di coesione sociale. L’emergenza sanitaria ha giustificato l’affermazione di un clima di “unità nazionale” interclassista a cui nessuna forza antagonista sembra capace di opporsi e di cui pagheranno le conseguenze, come sempre, i lavoratori e le classi meno abbienti.

Il processo – passato e recente – di privatizzazione nella sanità lombarda non può che essere circoscritto, su alcuni aspetti specifici dell’attuale transizione del Servizio Sanitario Lombardo, con la semplice revisione della legge regionale n.23 ma bisognerebbe ricostruire tutta la fase della politica neoliberista da Formigoni a Fontana. La legge n.23 e la revisione annunciata dall’attuale giunta non migliorerà l’attuale livello di assistenza di ogni cittadino e in particolare di coloro tra questi più fragili, gli anziani e gli aventi patologie croniche.
In Lombardia, in un solo anno, si è perso un anno e mezzo di sopravvivenza pro capite rispetto l’attesa di vita del 2019. La mancanza del piano pandemico ha causato i morti della prima ondata, mentre nella seconda non si è attuato il piano predisposto in agosto.
In sostanza Fontana e Gallera hanno adottato la stessa politica di Trump e di Bolsonaro: quella dell’immunità spontanea di gregge a spese delle popolazioni più deboli.

Le affermazioni della Moratti sono chiare: “Sempre nei principi che hanno ispirato e ispirano la revisione della 23, manteniamo il principio che è sempre stato un patrimonio del Servizio Sociosanitario lombardo, vale a dire la libera scelta, quindi la tutela della libera scelta del cittadino nell’identificare e nell’intraprendere il proprio percorso di diagnosi e cura, sia nella scelta delle strutture sanitarie e sociosanitarie sia nella scelta del personale e naturalmente la garanzia della libertà di scelta anche nel percorso legato alla cura delle patologie croniche. Un altro pilastro del Sistema lombardo è la convivenza del pubblico e del privato che, peraltro, ha portato anche ad un innalzamento della qualità complessiva.
Rispetto al rapporto pubblico/privato abbiamo previsto l’equivalenza, l’integrazione e la sussidiarietà dell’interno del Sistema Sanitario Regionale dell’offerta sanitaria e sociosanitaria delle strutture pubbliche e delle strutture private accreditate.”

La libertà di scelta, già declamata come comandamento assoluto da Formigoni, è la base con cui si è creato qui un mercato delle prestazioni sussidiate da denaro pubblico. Il cittadino diventa consumatore, homo economicus.
Seguendo il principio, di cui sopra, ed il crescente ricorso all’appalto dell’erogazione dei livelli di assistenza a strutture private, prevale il principio “il privato lo fa meglio in maniera più efficiente con risultati provati di efficacia in termini di salute. “

E come si fa a far emergere la necessità del “privato”? Molto semplice. L’esempio che calza alla perfezione, per invogliare il cittadino verso le strutture sanitarie private, è quello che è successo al reparto di cardiologia dell’Istituto dei Tumori di Milano, ospedale pubblico gestito direttamente dalla Regione Lombardia e che nomina direttamente il Direttore Generale dell’Istituto.

In questa struttura pubblica, nella fase della prenotazione della prestazione, nel 2020 compariva lo stesso nome, quello di una donna, anche 4 o più volte in un giorno nelle liste dei pazienti in nota per essere visitati o sottoposti a esami. Nel 2021 stessa dinamica, nominativi diversi: quelli di ignari pazienti che compaiono erroneamente nelle agende in 4 orari diversi nell’arco della stessa giornata.
E questo accade nel reparto di CARDIOLOGIA!!!
Queste “prenotazioni” anomale non fanno che aumentare la sfiducia dei cittadini, visto poi il prolungamento delle liste di attesa, con la conseguenza di veicolare i pazienti verso le strutture private.

“Errore” – volontario o involontario che sia – genera un impatto notevole nell’allungamento dei tempi di attesa, sui potenziali utenti, inconsapevoli di tali meccanismi irregolari e ambigui di definizione della priorità delle richieste. Il nostro è un invito a verificare le circostanze riferite e a dare conto con urgenza agli operatori e agli utenti degli esiti dell’accertamento e dei conseguenti provvedimenti adottati e da adottare, diversamente le vie legali, saranno più che dovute.

In Regione Lombardia la privatizzazione è più che diffusa si è trasformata in un consolidamento di filiere assistenziali appartenenti a sistemi sanitari autonomi integrati al loro interno. Altro che libertà di scelta, la mancata programmazione genera di fatto un razionamento, una scarsità di offerta di certe prestazioni o, per meglio dire, una difficoltà di accesso alle cure. Il meccanismo dei tetti di spesa genera a sua volta altri tipi di razionamento. Fatto sta che il tempo di attesa diventa esso stesso merce, la cui riduzione per l’assistito si ottiene grazie al pagamento diretto o alla tutela assicurativa (welfare aziendale ecc.). Questi sono gli scheletri nell’armadio del modello lombardo.
Questo sistema si estende nel paese, con la complicità del Governo DRAGHI e di tutta la compagine che lo sostiene, compresa la fasulla opposizione dei fratelli la “buffala”.
La strada della politica regionale è nella facilitazione/gestione di continue parternship pubblico/private, quale strada obbligata per l’evoluzione del welfare verso forme di soluzione individuale. E il PNRR non potrà che essere a sua volta motore di ulteriore privatizzazione gestionale e proprietaria delle strutture pubbliche sanitarie e sociali.

Noi continueremo a non rassegnarci e ad opporci alla deriva della sanità privatizzata nella società e nei posti di lavoro. Uniti tutti in una grande manifestazione per lo SCIOPERO GENERALE del Sindacalismo di Base del 18 ottobre 2021

SGB Sincacato Generale di Base Regione Lombardia

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