IL GOVERNO DRAGHI STA TRASCINANDO L’ITALIA NELLA GUERRA DELLA NATO CONTRO LA RUSSIA

Da diverse settimane stiamo subendo in Italia, come in altri paesi europei, una martellante comunicazione mediatica relativa ad “un’imminente invasione dell’Ucraina” da parte della vicina Federazione russa. Il governo Draghi, bypassando per il momento anche la rituale liturgia parlamentare, ha già deciso di trascinare il nostro Paese in questa eventuale quanto folle avventura nel cuore dell’Europa, impegnandosi già ad inviare uomini e mezzi militari verso “il confine orientale” di Ungheria e/o Bulgaria, rendendosi in tal modo complice e corresponsabile di questa gravissima escalation di tensione. 

Dopo aver perso in Italia oltre 700mila posti di lavoro durante la pandemia, con i salari reali che ristagnano tra i livelli bassi d’Europa e con un’inflazione crescente alle porte dovuta principalmente ai rincari energetici, il governo italiano sembra già convinto di volere prendere parte (se ci sarà) alla guerra contro il primo Stato al mondo per detenzione di gas naturale ed ottavo per riserve petrolifere. Mentre si fa sempre più fatica a tenere scuole e ospedali aperti e gli enti locali, in molte aree del Paese, non sono più in grado di garantire nemmeno minimamente il trasporto pubblico locale e la manutenzione dei territori, a breve potremmo assistere ad un’ulteriore impennata delle spese militari nel nostro Paese.

È soprattutto per queste ragioni che i lavoratori italiani devono mobilitarsi contro l’ingresso in guerra dell’Italia: non è la nostra guerra, è la guerra della NATO!

Fermo restando la sua totale autonomia da tutti i governi e da tutti gli stati, SGB respinge al mittente la narrazione dominante che vorrebbe far passare l’Ucraina come uno Stato, democratico e indipendente, innocente vittima delle mire espansionistiche del Cremlino. 

Non c’è bisogno di essere scienziati di geopolitica per notare che la NATO, in seguito alla dissoluzione dell’ex URSS, al posto di sciogliersi (visto che veniva a mancare il motivo storico della sua costituzione), ha provveduto ad installare sempre più basi militari e centrali missilistiche in paesi come Romania, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia.  

Non è necessario essere storici accademici per ricordare che, negli ultimi vent’anni, tutti i governi democraticamente eletti alla guida dei paesi ex URSS (e anche dell’ex Patto di Varsavia) che non erano favorevoli all’ingresso nella NATO, sono stati sostituiti da presidenti fantocci della Casa Bianca in seguito a colpi di Stato guidati da Washington (le c.d. Rivoluzioni arancioni, tra le ultime quella di Piazza Maidan in Ucraina nel 2014, dove gruppi paramilitari neonazisti sono stati tra i soggetti più attivi della rivolta). 

Dovrebbe essere piuttosto chiaro a tutti che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, con il rischio di ulteriori installazioni di basi militari e centrali missilistiche a due passi dalla Russia, non potrebbe mai essere tollerato da Mosca come da nessun altro Paese al mondo minimamente attento alla sua sicurezza.

SGB ha sempre condannato la repressione delle lotte dei lavoratori in Russia e nei paesi suoi alleati come il Kazakistan. Essere contrari all’irresponsabile accerchiamento NATO della Federazione russa non significa essere amici di Putin, un capo di Stato che continuiamo senza dubbi a considerare antioperaio e reazionario. 

SGB considera suoi fratelli sia i lavoratori ucraini che i lavoratori russi, le prime vittime di questa probabile carneficina di cui non si conosce l’inizio ma nemmeno la fine.

I lavoratori italiani non possono stare a guardare: occorre mobilitarsi contro il governo Draghi!

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