FAKE NEWS DI IACONA SULLA SCUOLA PUBBLICA

IL GIORNALISTA RICCARDO IACONA GETTA LA MASCHERA

La puntata di “Presa Diretta”, andata in onda su Rai 3 il 28 febbraio,   sostiene acriticamente la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici nonché la valutazione degli studenti basata esclusivamente sugli esiti dei quiz INVALSI.

Non ricordiamo una trasmissione di approfondimento sulla scuola pubblica talmente priva di contraddittorio come quella trasmessa la sera dello scorso venerdì, durante la quale abbiamo assistito a dei veri e propri “Comizi” di due protagonisti assoluti (Ricci – membro cda dell’Invalsi e Giannelli – presidente dell’Associazione Nazionale Presidi) ai quali non è seguito alcun intervento contraddittorio. La trasmissione si apre subito con due enormi bufale: la prima secondo cui “la scuola italiana è rimasta la stessa dal 1929”. Chiunque farebbe fatica a contare tutte le riforme e controriforme che la scuola pubblica italiana ha conosciuto dal dopoguerra ad oggi; l’altra, ancora più grave: “L’ultimo rapporto dell’Ocse Pisa, che valuta i livelli di istruzione degli studenti nel mondo, segnala che gli studenti italiani sono ormai agli ultimi posti per competenze scientifiche e comprensione del testo.” Si tratta di un’affermazione gravemente falsa come immediatamente fatto osservare dai ricercatori di ROARS (Le fake news di Presa Diretta sulla scuola italiana su www.roars.it). Infatti, secondo i dati PISA OCSE 2018 gli studenti italiani del Nord Est e Nord Ovest superano quelli finlandesi in Matematica. Nella sua ossessione esterofila, Iacona avrebbe potuto ricordare molte cose, ad esempio che l’Italia è ultima in Europa per spesa d’istruzione rispetto al PIL (3,6 % rispetto alla media europea di oltre il 5%) oppure avrebbe potuto interessarsi al dibattito che, negli ultimi anni, si aperto negli USA sulla necessità di abolire le prove standardizzate. Nel 2017 il Naep, l’Invalsi americano, è giunto alla conclusione secondo cui le prove standardizzate non solo non risolvono il problema delle carenze conoscitive degli studenti ma ne costituiscono una delle principali cause. Negli USA, infatti, fino all’ Every Student Succeeds Act del 2015, la maggior parte dei fondi federali destinati agli istituti pubblici variava a seconda degli esiti dei test. Questo sistema ha fatto appiattire quasi tutti i programmi sui test (il cosiddetto teaching to the test) distruggendo la qualità della didattica con effetti sempre peggiorativi sugli studenti. In Italia, purtroppo, è proibita qualsiasi discussione sui test e la trasmissione di ieri lo ha ampiamente confermato. L’altro punto cardine della trasmissione è stata la chiamata diretta dei docenti, (indirettamente abolita, al momento, per l’effetto combinato della legge di bilancio 2019 che ha abrogato gli ambiti territoriali e dall’ultimo CCNI sulla mobilità). Secondo Presa Diretta (e non “Scherzi a parte”) il dirigente scolastico avrebbe le capacità di valutare, in maniera trasparente, non solo la preparazione dei docenti, in ogni disciplina d’insegnamento, ma addirittura il loro grado di motivazione nonché di predisposizione alla professione docente. Al giornalista Iacona è anche sfuggito che oltre il 40 % dei dirigenti scolastici, quando ha potuto, non si è avvalso dello strumento della chiamata diretta.

Naturalmente neanche noi di SGB esprimiamo un giudizio complessivamente positivo sullo stato attuale della scuola pubblica nel Paese. Ma non possiamo consentire che feudali restaurazioni vengano spacciate per moderne riforme. Siamo reduci dallo sciopero generale del 14 febbraio che ha visto l’adesione di oltre 15.000 lavoratori della scuola tra docenti e lavoratori ATA (mai pervenuti nelle trasmissioni di Iacona) per rivendicare la stabilizzazione dei precari ed un adeguato rinnovo del Contratto, visto che i principali scandali internazionali sono il lavoro precario ed il salario basso del comparto scuola. Alla luce di tutte le ragioni esposte, la O.S. SGB chiede alla RAI la trasmissione di un’ulteriore puntata di Presa Diretta in merito alla situazione della scuola dove venga garantito un maggiore pluralismo. In caso contrario sarà ancora più evidente che questa puntata è stata trasmessa su precisa indicazione di quelle forze politiche contrarie al graduale processo di abrogazione della Legge 107/2015 (c.d. buona scuola) e che vorrebbero trasformare sempre più le scuole in caserme comandate dai presidi sceriffi.

NO A UNA NUOVA “BUONA SCUOLA”

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