La carenza di autisti è diventata una problematica seria e concreta, si stima una mancanza di circa 15mila unità rispetto al fabbisogno nazionale. Di questo fatto sono bene informate anche le Associazioni datoriali di categoria che sanno bene quali sono le cause per cui le aziende (loro associate) non riescono a reperire conducenti di autobus, soprattutto per quelle erogatrici di Trasporto Pubblico Locale.
È un fatto risaputo perché in atto vi è una costante fuga dalle aziende da parte di autisti che svolgono la propria attività lavorativa nel caos delle grandi città metropolitane. Essi “scappano” dalla loro realtà lavorativa verso il mondo del trasporto merci o altro.
Le cause di questo trend sono molteplici. L’autobus è un ricettacolo di stress e gli autisti sono fra i lavoratori più esposti a questo rischio, sottoposti a turni massacranti con nastri lavorativi che possono andare dalle 7 alle 15 ore entro i quali si svolge l’orario di lavoro giornaliero a più riprese. Un compito peraltro, spesse volte, effettuato su autobus che non rispondono in modo adeguato agli standard di ergonomia e sicurezza.
Diversi sono gli studi che attribuiscono a questa professione il triste primato del maggior logorio psico-fisico, in quanto, si è obbligati a mantenere una soglia di attenzione molto alta, con turni di lavoro pesanti e faticosi. La costruzione dei turni di servizio porta il personale in forza ad avere orari impossibili che nella giornata possono avere inizio fin dalle 3 del mattino o terminare anche fino alle 3 di notte. La carenza di personale porta i dipendenti a non poter fruire nemmeno delle proprie ferie in caso di necessità familliari aggiungendo un uleriore squilibrio al rapporto “vita lavorativa/vita sociale”. Per salvaguardare la figura professionale dell’autista (perché di ciò si tratta), basterebbe ripensare il rapporto produttività-salari. Ripensare all’equilibrio tra turni (orario di lavoro) e vita privata in quanto spesso sono ormai inconciliabili.
Altro fattore di drammatica entità è la paura continua degli autisti di aggressioni da parte di viaggiatori (esasperati per le attese a volte estenuanti alle fermate) e dagli altri utenti della strada che, tra gli ingorghi del traffico, sono sempre più spregiudicati e pronti, in modo sempre più frequente, ad aggressioni verbali e fisiche. Il tutto a fronte di uno stipendio medio/basso (1.200-1.600 euro al mese) che è assolutamente del tutto inadeguato rispetto alle pesanti responsabilità di cui ciascun operatore di esercizio deve farsi carico durante la guida.
Per questo è necessario un serio e serrato confronto tra le aziende di Trasporto Pubblico Locale e le Organizzazioni Sindacali di Categoria che non deve partire dall’idea di concertare (magari ancora al ribasso) ma deve dare risposte alle vere problematiche del lavoratori del settore.
Pur essendo ben informate e consapevoli del problema, le Associazioni datoriali Agens, Anav e Astra, indifferenti e cieche continuano a riproporre:
garanzia delle 39 ore settimanali; aumenti di produttività e flessibilità; rivedere le tutele previste dalla L.148; interventi per limitare le malattie brevi; ridurre le tutele per il personale inidoneo; rendere esigibili i danni per incidenti; ampliare il concetto di residenza lavorativa; eliminare/ridurre le indennità concorso pasto e diaria; ridurre il diritto del congedo parentale; superamento della normativa sugli scatti di anzianità…
Condanniamo inoltre l’atteggiamento delle Associazioni datoriali le quali chiedono anche di intervenire sull’attuale disciplina in materia di deleghe sindacali, chiedendo addirittura un progetto di legge per limitare ulteriormente il diritto di sciopero alle sole sigle sindacali firmatarie dei contratti nazionali maggiormente rappresentative. Mentre tutti gli altri soggetti (Sindacati di Base), dovrebbero sottoporre la proposta di sciopero a referendum tra i lavoratori introducendo anche il meccanismo dell’adesione preventiva!!!
I lavoratori, oltre a vedersi privato il diritto allo sciopero, sarebbero costretti ad essere rappresentati dalle stesse organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, Uil e UGL) complici del fatto che i salari dei lavoratori italiani sono tra i più bassi in Europa.
Dopo tutti questi anni di concertazione voluta e cercata da CGIL, CISL, UIL, abbiamo gli operai più poveri d’Europa, ma in compenso i dirigenti sindacali più ricchi del mondo.
Infine, mentre le famiglie italiane fanno difficoltà nel far quadrare i conti per arrivare a fine mese, il Senato, con una sola astenuta, ha deciso il ripristino dei vitalizi agli ex senatori, approvato dal Consiglio di garanzia di Palazzo Madama, vitalizi che erano stati tagliati da una delibera del 2018. Con una delibera approvata a Luglio 2023, infatti, i vitalizi torneranno a essere erogati a 851 ex senatori ed ex senatrici e 444 familiari di senatori scomparsi. Non da meno sono i nostri parlamentari che, oltre alla paga base, godono di: diaria, rimborsi per il soggiorno, rimborso per l’esercizio del mandato, rimborsi per le spese di trasporto, rimborsi per spese annue telefoniche, rimborsi per incarichi particolari… e ancora: viaggi gratuiti con treni, aerei, autostrade… detengono anche il primato dei più pagati d’Europa.
Tutto quanto sopra dimostra senza ombra di dubbio che: i nostri governanti, i rappresentanti delle Aziende, i rappresentanti Sindacali di CGIL, CiSL, UIL e UGL, non comprendono le emergenze e le necessità dei lavoratori del Trasporto Pubblico Locale e di tutte le altre categorie di lavoratori dimostrando ancora una volta di vivere fuori dalla realtà e dal mondo; in un altro pianeta; in un’altra dimensione.
Per opporsi a tutto questo e per far sentire la voce del mondo del lavoro, degli studenti, dei pensionati, bisogna unire le forze e fare fronte comune contro questo sistema e queste politiche. Nella giornata del 27 novembre, in occasione dello sciopero nazionale del Trasporto Pubblico Locale indetto da tutto il sindacalismo di base, invitiamo tutti a sostenere i lavoratori in sciopero e a partecipare alle assemblee/presidi che si terranno nelle varie città italiane.