
Si è chiuso da un mese il contratto nazionale del comparto funzioni centrali sottoscritto da una parte dei sindacati rappresentativi e respinto da altri (pure rappresentativi. Si tratta di un corto circuito tra quelle stesse organizzazioni sindacali che prima hanno ingabbiato la contrattazione sindacale, regalandoci le retribuzioni più basse dell’Unione Europea, e oggi piangono miseria per il mancato recupero dell’inflazione, quasi al 20%, nel triennio 2022-2024.
Di fatto le dichiarazioni dei loro rappresentanti lasciavano presagire un’accettazione contrattuale allineata ad un recupero dell’8%.
Per il Governo il ministro Zangrillo fin dalla scorsa estate aveva dichiarato che per rinnovare i contratti pubblici allineandoli al tasso d’inflazione sarebbero occorsi almeno 32 miliardi di euro (anziché gli 8 effettivamente stanziati), facendo intendere che non un euro in più poteva essere stanziato.
Per quanto riguarda gli altri tre comparti (Sanità, Istruzione e Ricerca, Funzioni Locali nonché quello ultrasmall della Presidenza del Consiglio) l’allineamento tra alcune sigle autonome e le due confederali fa sì, che al momento, non vi siano le condizioni per sottoscriverli.
Se è certo che il Governo Meloni non metterà un soldo di più è evidente che anche le amministrazioni locali non potranno che allinearsi (al netto della richiesta di ANCI e UPI al Governo di alleggerire le norme sulle assunzioni).
Abbiamo però la convinzione che si ripeta un copione già visto: appena superata l’esigenza di propaganda elettorale delle RSU queste organizzazioni, adesso falsamente rivoluzionarie, firmeranno i CCNL per non perdere quei vantaggi derivanti dall’avere un posto ai tavoli di trattativa decentrata, o gli altri diritti sindacali (assemblea, affissione, informazione, etc.) che diverrebbero, a quel punto, appannaggio solo degli eletti RSU: diritti solitamente negati alle organizzazioni come SGB grazie proprio a quel sistema di relazioni sindacali da essi voluto e che oggi potrebbe rivoltarglisi contro.
Un altro aspetto per nulla secondario è dato dalla grossa quantità di distacchi, aspettative e permessi, che senza la firma gli sarebbero preclusi.
Parliamo, al momento, di un totale di 1137 distacchi e di oltre 190.000 ore di permessi (da ripartire in base alla rappresentatività e alla sottoscrizione dei contratti).
Da parte nostra abbiamo chiesto che intanto vengano anticipate ai Lavoratori quelle risorse già accantonate per tutti i contratti ancora non sottoscritti come prevede il D.Lgs 165/2001 (con la petizione #dateciildenaro).
Ma sappiamo bene che i legami tra governi e sindacati complici sono talmente forti da finire per autolegittimare l’uno rispetto all’altro.
Due parti in commedia in cui i Lavoratori Pubblici rischiano di essere, come Arlecchino, servi di due padroni.
Per questo vogliamo i soldi subito. Per questo auspichiamo che alle prossime RSU, se ti riconosci nelle nostre iniziative e nelle nostre proposte tu voglia LOTTARE PER CAMBIARE: anche nel Tuo posto di lavoro.
Chiama subito SGB: 051 385 932
Scrivi a: pubblicoimpiego@sindacatosgb.it