COMUNE DI BOLOGNA – CAMPAGNA ELETTORALE- COMUNICATO N.1: LE DISUGUAGLIANZE: L’APARTHEID SINDACALE

Mancano circa 5 mesi al voto amministrativo per il comune di Bologna e seppure ancora non si conoscano liste e tutti i candidati a sindaco, la campagna elettorale è già di fatto iniziata da alcune settimane, con la competizione fra Isabella Conti e l’attuale assessore alla cultura Matteo Lepore. Le alleanze costruite dall’assessore hanno di fatto sancito l’entrata in maggioranza del M5S e di coalizione civica con la quale ha firmato un accordo e relativi punti di programma di governo. 

L’abbiamo letto con attenzione e la prima cosa che ci è balzata agli occhi è la totale mancanza del seppur minimo riferimento alla macchina comunale e ai 5000 dipendenti che quotidianamente la fanno funzionare.

Un vuoto che proveremo a colmare noi perché come recita il proverbio “dalla casa si conosce il padrone”.

Utilizzeremo come metro di giudizio il concetto di disuguaglianza che sembrerebbe essere al centro dell’accordo di cui sopra.

In verità le due frasi centrali del comunicato recitano: “combattere l’aumento delle disuguaglianze”, “rendere Bologna la città meno diseguale d’Europa”, che è un po’ come dire che le disuguaglianze attuali non ci interessano, l’importante è che non aumentino. Noi però che siamo un sindacato di eterni incontentabili, lottiamo contro le disuguaglianze tout court: quelle di prima, quelle di oggi e quelle preannunciate. 

La prima grande e fondamentale disuguaglianza, riguarda le libertà, o meglio i diritti sindacali dei dipendenti comunali e il trattamento che alcune loro organizzazioni sindacali subiscono grazie alla giunta Merola. 

SGB è il secondo sindacato del comune di Bologna, dopo la cgil in termini di iscritti e voti alle elezioni rsu con circa il 18% ed insieme ai cobas, i lavoratori che hanno scelto il sindacalismo di base salgono al 27%.

Ebbene nel 2016 l’attuale giunta condusse un attacco frontale nei confronti dei propri dipendenti, con l’accusa di essere dei fannulloni in quanto accusati di essere sempre in assemblea sindacale a perdere tempo. Sui giornali locali, apparsero a tutta pagina le dichiarazioni del sindaco Merola e dei dirigenti comunali: “i dipendenti comunali in assemblea per 158 giorni all’anno”,  “ I dipendenti municipali si sono riuniti praticamente una volta ogni due giorni lavorativi. Interrotti i servizi di pubblica utilità”

Merola cancellò quindi d’autorità l’accordo sindacale firmato con noi e che fra le altre cose garantiva a tutte le sigle sindacali che eleggevano propri rappresentanti nelle rsu il diritto alle assemblee sindacali nelle forme e nelle quantità previste dai contratti nazionali. 

Dichiarò: «È un rimedio a un abuso, non possiamo più assistere a un uso così disinvolto del diritto di assemblea, è un danno per i cittadini e per la credibilità dei sindacati stessi».

Ci teneva così tanto alla nostra credibilità che da quel giorno, come prima cosa, garantì il diritto di assemblee solo a cgil,cisl e uil che in alcuni settori convocavano assemblee che andavano pressoché deserte.

Peccato però che la sua denuncia si basasse su una menzogna in quanto si trattava di soli 158 ore e non di 158 giorni, cifra che si otteneva fra l’altro sommando le assemblee dei vari settori a quelle di quartiere, che riguardavano solo una minima parte dei lavoratori con quelle generali. Un dato, a ben guardare, ben al di sotto della media degli altri comuni italiani.

Nessun abuso, nessun servizio essenziale chiuso illegalmente come rilevò anche la commissione antisciopero interpellata da Merola e dai suoi dirigenti ma intanto il risultato era stato ottenuto: togliere il diritto di riunirsi a chi dissentiva dalle politiche di giunta e garantire l’esclusiva di assemblea a chi garantiva un appoggio a prescindere: cgil,cisl e uil.

Ovviamente quando i dati reali vennero resi noti, sindaco e giunta non sono tornati indietro, non hanno mai chiesto scusa mentre i dirigenti che hanno gestito la campagna delle menzogne sono stati promossi e premiati economicamente. 

Quella fu l’inizio di una politica di apartheid che nel tempo, forzando accordi e contratti, ha tolto o limitato di molto le relazioni e il diritto alla trattativa su argomenti fondamentali, come avvenuto anche durante la pandemia per quanto riguarda le misure anticovid, a tutti gli eletti nelle rsu con le liste alternative a cgil cisl e uil che complessivamente rappresentano oltre il 40% dei dipendenti.

La giunta Merola ha provato così di cancellare per via formale le critiche alle proprie politiche le quali hanno generato disuguaglianze senza precedenti e hanno globalmente abbassato le condizioni contrattuali dei dipendenti comunali e di chi vi lavora in appalto nonchè indebolito i servizi alla cittadinanza. Avremo molto da scrivere in questa lunga campagna elettorale e lo faremo.

Ora però, limitandoci all’apartheid sindacale, vorremmo fare alcune domande ai contendenti:

  1. La democrazia sindacale nel comune di Bologna Interessa o pensate che sia una cosa di dettaglio o comunque da evitare in questa campagna elettorale?
  2. Avete pensato cosa comporterebbe se regole come quelle sostenute con l’inganno dall’attuale giunta fossero traslate sul piano politico istituzionale?
  3. Le menzogne sono un criterio di valorizzazione dell’operato della dirigenza?
  4. Infine, interessano le disuguaglianze a cui le politiche del comune hanno dato vita fino ad ora oppure interessa solo non crearne di nuove?

Sarebbe gradito che a queste semplici domande rispondeste guardandoci negli occhi, sarà così più semplice per tutti, al di là degli slogan elettorali, avere contezza del grado di serietà e di competenza di chi ci si trova di fronte.

Attendiamo risposta

Bologna 18/05/2021

                                                                                         Per Sindacato Generale di Base

                                                                                                       Massimo Betti

Condividi: