A quasi un mese dalle elezioni comunali e del nuovo sindaco di Bologna, che ha assunto su di sé anche la delega alla cultura, quella alla sanità ed evidentemente anche quella al personale che, come pochissime volte avvenuto dal sindaco Dozza in poi, non è stata assegnata a nessun assessore, ancora nessun pronunciamento sul referendum con il quale 1800 lavoratori chiedono la fine dell’apartheid sindacale voluto da Merola e il ripristino della democrazia.
Il personale comunale, oggetto sconosciuto durante tutta la campagna elettorale e nella stesura del programma politico presentato dalla maggioranza di governo, oggi diventa improvvisamente oggetto di attenzione in una lettera piena di retorica e di messaggi contradditori, firmata appunto da Lepore.
Nella lettera si afferma infatti che la giunta vuole “governare la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile e a misura di persona” e nel capoverso successivo che bisognerà “prendersi cura delle fragilità esistenti, e quelle che inevitabilmente i cambiamenti porteranno con loro”. In poche parole si mette in conto che aumenteranno le difficoltà delle
persone, le ingiustizie sociali e se questo per il sindaco è un cambiamento positivo o perlomeno ineluttabile, per noi NO!
Per questa “transizione” al sindaco serve ovviamente “un Comune da combattimento, capace di stare al fianco dei propri cittadini” e perciò dà il via ad un giro di ispezione delle truppe “ufficio per ufficio”.
Da questo arriviamo alla ciliegina sulla torta “Il progetto di Città che vogliamo realizzare (quello dell’aumento delle fragilità n.d.r.)vive se anche i valori della solidarietà, della libertà responsabile e della democrazia sono presenti nel lavoro di tutti noi”.
Quanta retorica in chi gestisce un comune dove viene negata quotidianamente la democrazia, per la quale 1800 (Milleottocento) lavoratori si sono formalmente espressi con un voto referendario sul quale il sindaco, più volte sollecitato, non ha speso una parola né ha mai risposta ad una semplice richiesta di incontro.
La democrazia evidentemente vale per gli altri ma non per i suoi dipendenti o come vorrebbe lui, per le sue truppe!!
Caro sindaco, sei libero ovviamente di usare i termini bellici che più ti aggradano per parlare ai “tuoi” dipendenti, o viceversa usare tutto il miele che l’esercizio retorico ti mette a disposizione ma quando chiedi loro di fare una guerra per conto tuo e/o della giunta per obbiettiviantisociali, mantenendo a tale scopo l’apartheid sindacale
che esclude oltre il 40% di loro dai più elementari diritti di associazione e libertà sindacale, sappi che noi stiamo dall’altraparte:dallapartedellademocraziaedellagiustiziasociale, senza se e senza ma ed anche senza retorica.