Il comma 126 dell’art. 1 della Legge 107/2015 (c.d. buona scuola) stabiliva che: “Per la valorizzazione del merito del personale docente è istituito presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca un apposito fondo, con lo stanziamento di euro 200 milioni annui a decorrere dall’anno 2016, ripartito a livello territoriale e tra le istituzioni scolastiche in proporzione alla dotazione organica dei docenti, considerando altresì i fattori di complessità delle istituzioni scolastiche e delle aree soggette a maggiore rischio educativo, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.” Il successivo comma 127: “Il dirigente scolastico, sulla base dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti, istituito (…), assegna annualmente al personale docente una somma del fondo di cui al comma 126 sulla base di motivata valutazione”. In parole povere, secondo la “buona scuola”, il dirigente scolastico, al di fuori di qualsiasi contrattazione, avrebbe dovuto (motivatamente) distribuire soldi pubblici agli insegnanti, a suo avviso, più “meritevoli”.
Il comma 249 della legge n. 160 del 27 dicembre 2019 (Legge di Bilancio 2020) ha invece stabilito che: “le risorse iscritte nel fondo di cui all’articolo 1, comma 126, della legge 13 luglio 2015, n. 107, già confluite nel fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, sono utilizzate dalla contrattazione integrativa in favore del personale scolastico, senza ulteriore vincolo di destinazione”.
PIÙ CHIARO DI COSÌ SI MUORE!
Dirigenti scolastici e sindacalisti compiacenti devono farsene una ragione!
Le risorse inizialmente previste per una fantomatica “valorizzazione del merito” (i meritevoli, ogni anno, erano più o meno gli stessi, indipendentemente dai criteri del comitato di valutazione) sono da oggi integralmente destinate alla contrattazione integrativa d’istituto in favore del personale scolastico (docenti, educatori e ATA , di ruolo e precari) e senza ulteriore vincolo di destinazione (vale a dire per remunerare qualsiasi tipo di attività aggiuntiva, dal coordinatore del consiglio di classe alla funzione strumentale). Se oggi siamo arrivati a questo storico risultato di democrazia e trasparenza è soltanto per merito del movimento contro la “buona scuola”. Già nel 2016 migliaia di collegi docenti approvarono mozioni contro l’assegnazione del bonus. Poi arrivarono le prime sentenze che condannavano diverse amministrazioni scolastiche a riconoscere il bonus anche ai precari. Da quando il bonus è rientrato tra le materie di contrattazione integrativa le RSU più oneste e combattive, diversamente dai sindacati, si sono rifiutate di siglare contratti che contenessero clausole capestro. L’abolizione del bonus è stata tra i principali punti degli scioperi dei sindacati di base negli ultimi anni. Non abbiamo abbassato la testa quando la normativa non era dalla nostra parte e non abbiamo intenzione di farlo adesso. In questi anni sono stati aboliti i tre principali pilastri della buona scuola: il FIT, la chiamata diretta ed il bonus. DOBBIAMO ANDARE AVANTI FINO ALLA CANCELLAZIONE TOTALE DI QUESTA LEGGE EVERSIVA! SCIOPERO GENERALE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA 14 FEBBRAIO 2020!