NOTA DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE DEL 6 MARZO E DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 8 MARZO
Il Sindacato Generale di Base, già prima dell’emanazione della Nota n. 278 del 6 marzo del MI e del DPCM del 8 marzo, aveva più volte chiesto al Governo la chiusura degli istituti scolastici e non la semplice sospensione delle attività didattiche. La nota n. 278, pur riportando vari chiarimenti, non risolve i problemi di sicurezza. Ad esempio, in merito alle riunioni, afferma che: “Nel caso in cui dette riunioni si svolgano in presenza, andranno in ogni caso assicurate, in relazione all’entità dell’emergenza epidemiologica, misure precauzionali quali un adeguato distanziamento tra i partecipanti, ai sensi delle disposizioni vigenti”. Facciamo osservare che nessuna amministrazione scolastica può avere alcuna certezza in merito al corretto comportamento adottato dalle persone in servizio nei giorni precedenti all’incontro (luoghi, persone frequentate etc). A tal proposito, il DPCM del 8 marzo (art. 1 lettera h) stabilisce che “sono sospese le riunioni degli organi collegiali in presenza” per tutti i lavoratori della scuola, relativamente alle c.d. zone rosse. Non è pensabile che il personale ATA in servizio nella provincia di Bologna possa correre meno rischi di contagio del personale ATA in servizio nella provincia di Modena. La nota n. 278, per quanto concerne la possibilità per il personale ATA di usufruire del lavoro agile, riporta che: “Nel caso di numerose richieste di lavoro agile, il Dirigente scolastico privilegerà nella concessione i soggetti portatori di patologie che li rendono maggiormente esposti al contagio, coloro che si avvalgono dei servizi pubblici di trasporto per raggiungere la sede lavorativa e i lavoratori sui quali grava la cura dei figli a seguito della sospensione dei servizi dell’asilo nido e delle scuole dell’infanzia. E’ comunque consigliata l’adozione, in generale per il personale ATA, di una organizzazione attenta a garantire l’attività essenziale, adottando in proposito ogni forma di flessibilità. In regime di sospensione, si raccomanda di limitare l’accesso dell’utenza tramite ulteriori scaglionamenti, attendendo al rispetto di idonee regole precauzionali, tra cui il distanziamento e l’areazione dei locali.” Riscontriamo il rischio di un’ulteriore disparità di trattamento tra tutto il personale ATA, se un lavoratore ATA volesse fruire del lavoro agile e non dovesse avere patologie, figli minori da accudire o viaggiare con mezzi pubblici, si troverebbe in condizioni di svantaggio rispetto ad altri colleghi che presentano le suddette motivazioni al Dirigente Scolastico, considerato che lo stesso è tenuto a valutarle. Inoltre, risulta che in numerosi Istituti si proceda con il ricatto di pretendere ferie o recuperi a compensazione del servizio non svolto, scoraggiando molti colleghi dal chiedere la flessibilità.
Ma l’innovazione più tragicomica, introdotta dall’ultimo DPCM, riguarda la riapertura delle scuole in molti comuni lombardi definiti, fino ad appena qualche giorno fa, come dei veri e propri “focolai” del coronavirus come Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno ed altri per i quali era stato precedentemente stabilita la chiusura. In queste zone lombarde (che rientreranno in un’unica e nuova zona rossa regionale) gli ATA dovranno riprendere servizio nonostante l’aumento dei contagiati sul territorio e davanti ad un sistema sanitario regionale quasi al collasso.
É del tutto immotivato e irresponsabile tenere le scuole aperte senza gli studenti!
Chiediamo al ministro dell’istruzione Azzolina, al viceministro ed ai sottosegretari competenti di prendere posizione in merito a tale questione!