Dal 15 febbraio entrerà in vigore l’obbligo di green pass rafforzato per lavoratori e lavoratrici ultracinquantenni.
Si tratta dell’ennesimo tassello di una gestione della pandemia estremamente caotica con l’introduzione di misure e sanzioni che stanno creando grandi difficoltà, anche di comprensione, rispetto a come applicarle.
È certamente il caso della scuola dove le norme di profilassi (mascherine, ventilazione, distanziamento e quarantene) hanno finito per creare un vero e proprio puzzle con innumerevoli contraddizioni.
Ma dopo oltre due anni di emergenza e una riduzione dei contagi e della loro virulenza, grazie alla vaccinazione di oltre il 90% delle persone del nostro paese, che senso hanno le misure decise dal governo nei confronti di coloro che non si sono vaccinati?
Sgb ha sostenuto la necessità di rendere accessibili i vaccini per tutte le popolazioni del mondo, cosa questa ancora lontana per la parte del mondo costretta a sottostare agli interessi dei governi dei paesi a cosiddetto “capitalismo avanzato” e delle multinazionali dei farmaci.
Continuiamo quindi a batterci, contro gli interessi delle multinazionali, perché tutti i paesi possano accedervi e perché siano messe a disposizione, in termini solidaristici le infrastrutture necessarie per vaccinare la popolazione, al fine di sconfiggere il virus e le mille possibili mutazioni che la circolazione dello stesso genera.
SGB ha sempre criticato anche le sanzioni ai lavoratori legate al green pass, un surrogato dell’obbligo vaccinale, che scarica sul singolo lavoratore le responsabilità che invece dovrebbero essere in capo ad uno Stato degno di questo nome.
Il green pass è stato anche utilizzato per giustificare la diminuzione delle misure di prevenzione e difesa sanitaria, che padronato, governo e protocolli firmati da cgil, cisl e uil, hanno imposto nei luoghi di lavoro e nei trasporti pubblici, in ossequio al Dio p.i.l.
È tuttora uno dei pilastri fondamentali di una politica che ha volutamente fornito l’acqua in cui nuotare ad un movimento no-vax in gran parte portatore di istanze reazionarie e socialmente retrive, monopolizzando così l’attenzione esclusivamente su questo argomento, nascondendo sotto il tappeto i temi della crisi economica ed ambientale e delle misure antipopolari e contrarie agli interessi della classe lavoratrice che nel frattempo sono andate avanti nel disinteresse generale.
La storia però ci insegna che anche con l’obbligo vaccinale, resterebbe sempre una percentuale estremamente minoritaria che lo rifiuterebbe: circa intorno al 10%.
Oggi che più di 10 milioni di persone risultano guarite dal covid e con oltre il 90% di vaccinati, mentre il movimento negazionista è in ritirata, occorre chiudere la stagione del caos gestionale legato in particolare al green pass e della contrapposizione artificiosa fra lavoratore e lavoratore, per farla finita con il caos che nasconde sotto il tappeto i problemi reali.
Crediamo non sia più necessario sanzionare chi si reca al lavoro senza green pass ed obbligare all’autosospensione chi non si è vaccinato.
Sia ritirato immediatamente l’obbligo del green pass rafforzato per i lavoratori cinquantenni!