Per una vita degna, per il futuro, per il Paese: salario minimo,10 euro è il minimo!
L’Italia è l’unico paese d’Europa nel quale dal 1990 i salari delle lavoratrici e dei lavoratori non solo non sono aumentati, ma sono diminuiti: l’Ocse certifica una diminuzione del 2,9% dei salari medi.
Nel nostro Paese tre milioni di lavoratrici e lavoratori, secondo le statistiche, versano in condizione di povertà, soprattutto donne e giovani, che entrano nel mondo del lavoro con paghe da fame, un futuro precario e la prospettiva di una pensione ancor più misera.
Il 30% dei lavoratori, più di 5 milioni di persone, secondo il Governatore della Banca d’Italia, hanno uno stipendio annuo lordo inferiore a 11.600€, meno di 1.000€ lordi al mese, meno di 900€ netti.
Stipendi già miseri su cui continua a infierire duramente l’inflazione – prodotta dalla speculazione, dalla guerra, dalla rottura delle catene del valore, ma anche dall’aumento dei profitti delle imprese, elemento sempre taciuto – che in due anni ne ha ridotto il potere d’acquisto di quasi il 20%, il 17,6% secondo il Presidente dell’INPS.
Niente di più lontano dal dettato costituzionale: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36).
La negazione del diritto alla dignità del lavoro non riguarda solo le paghe da fame diffuse nel sottobosco del lavoro nero e grigio, e nemmeno soltanto le centinaia di contratti siglati da sindacati padronali (sindacati “gialli”), ma anche contratti firmati dalle maggiori organizzazioni sindacali.
Tutto ciò dimostra che introdurre una soglia minima salariale sia un’urgenza sociale e una misura di civiltà, la restituzione di dignità alla persona e ai lavoratori, i creatori della ricchezza collettiva.
Per queste ragioni condividiamo la proposta di LIP (Legge di Iniziativa popolare)
“Disposizioni in materia di salario minimo” depositata in Cassazione da Unione Popolare, che istituirebbe un minimo salariale di dieci euro lordi l’ora, indicizzato automaticamente all’inflazione.
La sosteniamo perché, oltre ad assicurare una vita dignitosa a milioni di lavoratori/ici, avrebbe importanti valenze positive per l’insieme dell’economia e della società:
- ridurrebbe le disuguaglianze complessive, migliorando la posizione di chi oggi si trova ai gradini più bassi della distribuzione della ricchezza;
- contribuirebbe a sostenere i consumi superando una delle tare storiche del nostro Paese consistente nella scarsità della domanda interna;
- promuoverebbe la parità di genere, poiché sono le donne a subire maggiormente gli effetti della disparità e povertà salariale;
- gioverebbe a tutta la nostra economia contrastando un modello produttivo basato su bassi salari e zero investimenti in innovazione e ricerca, origine del divario progressivo del nostro Paese rispetto ai Paesi del Centro e Nord Europa.
C’è infine una motivazione politica per cui è importante schierarsi a favore della proposta avanzata da UP: ha il merito dichiarato di voler suscitare e attivare una mobilitazione su un tema cruciale, che chiama all’assunzione di una responsabilità civile e democratica.
Solo una larga mobilitazione, infatti, potrà sconfiggere le resistenze opposte da anni a questa misura di giustizia sociale da parte del Governo, delle forze politiche che lo sostengono e del blocco sociale che rappresentano.
Resistenze purtroppo provenienti anche da parti del mondo sindacale, con la motivazione che l’introduzione di un salario minimo legale costituirebbe un attacco alla contrattazione collettiva.
Per noi è vero il contrario: una retribuzione di base, garantita per legge a tutte e tutti, rafforzerebbe l’azione sindacale e spingerebbe verso l’alto tutti i livelli d’inquadramento.
Anche in Parlamento su questo tema assistiamo da anni a una danza immobile a testimonianza di uno scarso impegno sul tema anche da parte delle forze attualmente all’opposizione, nonostante nella Commissione Lavoro siano depositate ben sei proposte di legge in materia.
Il PD e più in generale il centrosinistra, nonostante i ruoli di Governo ricoperti negli scorsi decenni, non hanno fatto nulla per tutelare i salari; anzi hanno avallato politiche di precarizzazione, impoverimento e indebolimento della parte lavoratrice della società. Oggi che è all’opposizione il Pd ha presentato, con M5s, Si e Azione, una proposta di legge per varie ragioni insufficiente che comunque incontra la contrarietà del governo Meloni.
Così, mentre sottoscriviamo questo appello, dichiariamo il nostro impegno per la raccolta delle firme a sostegno della Legge di Iniziativa Popolare e soprattutto per costruire nel Paese tutte le iniziative e le mobilitazioni necessarie affinché sia discussa prima e approvata poi in Parlamento.
Con questo spirito invitiamo tutte e tutti i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori, i soggetti politici e sindacali, le associazioni e i movimenti sensibili verso questa istanza di civiltà a costituire insieme a noi il *Comitato di sostegno* alla proposta di legge di iniziativa depositata il 19 Maggio u.s. in Cassazione, avente per oggetto l’istituzione, nel Paese, di un salario minimo legale di 10€ lordi l’ora.
Comitato a sostegno lip salario minimo 10 euro è il minimo:
Primi firmatari
Vittorio Agnoletto,
Mauro Alboresi,
Cesare Antetomaso,
Pier Giorgio Ardeni,
Simona Baldanzi,
Filippo Barbera,
Riccardo Bellofiore,
Carlotta Benvegnù,
Massimo Betti,
Emiliano Brancaccio,
Roberto Ciccarelli,
Vincenzo Comito,
Eliana Como,
Giuliana Comisso,
Giorgia D’Andrea,
Walter De Cesaris,
Andrea Di Stefano,
Antonio Di Stasi,
Angelo d’Orsi,
Guglielmo Forges Davanzati,
Alfonso Gianni,
Carlo Guglielmi,
Francesca Fornario,
Guido Liguori,
Guido Lutrario,
Valter Montagnoli,
Tomaso Montanari,
Roberto Musacchio,
Moni Ovadia,
Andrea Rivera,
Roberto Romano,
David Sacchetto,
Arturo Salerni,
Vauro Senesi,
Giovanni Russo Spena,
Franco Turigliatto,
Luciano Vasapollo
Giovanna Vertova,
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