ABOLIRE ALTERNANZA SCUOLA LAVORO

Lorenzo Parelli, studente dell’istituto Bearzi di Udine, è morto a soli 18 anni mentre stava lavorando su una struttura metallica, quando una barra gli è caduta in testa uccidendolo sul colpo. Lorenzo, benché studente, è morto in fabbrica alle ore 14.30 del 21 gennaio, orario in cui, in un paese realmente civile e democratico, sarebbe da poco uscito da scuola. 

Spetterà alla Procura di Udine (se lo farà) accertare le precise dinamiche dell’incidente nonché le responsabilità di tutti i soggetti (sia della scuola che dell’azienda) coinvolti in questo gravissimo evento. Per noi di SGB che da sempre lottiamo per l’abolizione della legge 107 (buona scuola) il principale colpevole di questo omicidio è lo stesso sistema “pubblico” d’istruzione, piegato agli interessi privati. 

L’alternanza scuola-lavoro è il più grande attacco al diritto all’Istruzione dal dopoguerra ad oggi. Si tratta di un’attività gravemente lesiva dei diritti degli studenti soprattutto poiché priva loro di un’enorme quota di lezioni, in un’età evolutiva fondamentale per la crescita, sostituendole con altre attività le quali, nella migliore delle ipotesi, sono routinarie e ripetitive e non lasciano alcuna impronta formativa, mentre, nella peggiore delle ipotesi, si rivelano estremamente pericolose, finanche mortali. L’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro è stata indubbiamente una grande vittoria della classe imprenditoriale (piccola e grande) del nostro Paese che è così riuscita non solo ad assicurarsi, nell’immediato, l’utilizzo di manovalanza gratuita evitando, in alcuni settori, regolari assunzioni (si vedano i tanti progetti di alternanza estiva nel turismo) ma anche per poter disporre, nel medio-lungo periodo, di lavoratori educati all’impiego gratuito, pericoloso e senza diritti. Basti pensare che in questi anni molti istituti professionali alberghieri non solo hanno fornito manodopera gratuita ai ristoranti ma lo hanno anche rivendicato pubblicamente a mezzo stampa, come è accaduto, ad esempio, a Reggio Emilia lo scorso anno (https://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2021/05/20/news/studenti-del-motti-nei-ristoranti-contro-la-mancanza-di-personale-1.40296907). 

Secondo la narrazione dominante l’alternanza scuola-lavoro faciliterebbe l’ingresso nel mondo del lavoro ma i dati ufficiali sulla disoccupazione giovanile in Italia ci comunicano l’esatto contrario: il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese ha raggiunto i suoi livelli più alti (intorno al 30%) proprio durante la massimizzazione di queste attività. La buona scuola ha infatti innalzato la soglia “minima” di ore di stage ad almeno 400 ore da svolgere negli istituti tecnici e professionali e di almeno 200 ore nei licei. Successivamente con la Legge di Bilancio per il 2019, si è passati ad una durata complessiva non inferiore a 210 ore negli istituti professionali, a 150 ore negli istituti tecnici, a 90 ore nei liceiridefinendo ipocritamente l’alternanza scuola – lavoro in “PCTO” (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento).  Per gli studenti come Lorenzo, iscritto al Centro di formazione professionale, l’alternanza è rimasta anche nella dicitura e le ore obbligatorie sono 400.

Tutti gli studenti che hanno frequentato le scuole superiori dopo il 2015 hanno evidentemente subito un taglio draconiano di ore di studio in classe per essere spesso dirottati a fare le pulizie o le fotocopie in qualche azienda. Questa attività, normata in modo diverso a seconda degli istituti, è stata anche resa obbligatoria dalla Legge 107 per l’ammissione agli Esami di Stato.  Eppure, di queste opportunità di studio sottratte, in misura così massiccia ai nostri studenti, non sembrano essersi accorti i grandi e sensibili esperti di diritto allo studio e di apprendimento scolastico del nostro Paese a partire dai valutatori dell’istituto Invalsi fino agli autorevolissimi sociologi autori di libri sul danno scolastico, fino ad arrivare ai vari comitati di genitori sempre pronti a rivendicare la mera scuola in presenza. 

Non è un caso che le parole più gravi ma anche forse le più rappresentative dell’attività in questione sono quelle dichiarate dal ministro Bianchi: “Incidenti come questo sono inaccettabili, come ogni morte sul lavoro”. Con queste poche parole Bianchi ha di fatto sdoganato la possibilità per uno studente di morire durante lo stage esattamente come muoiono in Italia, ogni anno, circa mille lavoratori. Per tutte queste ragioni, la lotta per l’abolizione dell’alternanza scuola- lavoro, nelle sue varie forme, non può essere lasciata al solo comparto scuola ma deve essere patrimonio dell’intero movimento indipendente dei lavoratori. Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare alle mobilitazioni che mettano al centro la difesa della scuola pubblica statale, l’opposizione all’autonomia differenziata e l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro!

LORENZO NON È MORTO PER DISGRAZIA, LORENZO È STATO UCCISO DALLA LOGICA DEL PROFITTO CHE HA PERMEATO DA DECENNI LA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA!

FACCIAMOLA FINITA CON QUESTO SCEMPIO DELL’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO!

RESTITUTIAMO DIRITTI E CERTEZZE AI NOSTRI RAGAZZI!

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