Presso le aziende sanitarie (tra cui anche l’AUSL di Reggio Emilia) e ospedaliere sono in fase di completamento le procedure di stabilizzazione del personale di ogni ruolo del comparto e della dirigenza che abbia maturato, alla data del 31/12/2020, il requisito dei 3 anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi 8 (ai sensi dell’art.20 comma 1 lettera c del D. Lgs. 75/2017).
Con il D.L. 183/2020 (decreto “Milleproroghe”) i termini per il requisito dei 3 anni di servizio sono stati prorogati al 31/12/2021 per il solo personale medico, tecnico-professionale e infermieristico, dirigenziale e no, del SSN (art. 20 comma 11 bis del D. Lgs. 75/2017). Rimarrebbero, dunque, esclusi tutti gli altri profili di personale tra cui i dipendenti del ruolo amministrativo.
Si tratta, evidentemente, di una discriminazione inaccettabile, considerato l’importante valore aggiunto e l’indispensabile contributo del personale del ruolo amministrativo a garanzia della continuità nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, nonché l’impegno e lo spirito di abnegazione che tutte le lavoratrici e i lavoratori di ogni ruolo della sanità hanno profuso e stanno continuando a elargire con prodigalità e senso di responsabilità per fronteggiare l’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2.
Si rammenta, per altro, che sull’Italia pende la messa in mora e la procedura d’infrazione NIF 2014/4231 della Commissione Europea, con rischio di sanzioni salatissime, per un utilizzo abusivo, da parte dello stato italiano, della successione di contratti a tempo determinato nel settore del pubblico impiego e per la reiterazione di condizioni di lavoro discriminatorie e sfavorevoli ai danni delle precarie e dei precari del settore pubblico.
Il “Milleproroghe”, tuttavia, non è stato ancora convertito in legge (la scadenza per la conversione è fissata al 1 marzo 2021) essendo ancora in corso l’esame in commissione, presso la Camera dei Deputati, per la determinazione testo legge definivo.
I lavori in commissione comprendono, fra le altre cose, anche la valutazione di diverse proposte emendative in favore della stabilizzazione del personale SSN (e in generale del pubblico impiego) di ogni ruolo (compreso quello amministrativo) in possesso del requisito dei 3 anni al 31/12/2021.
È dunque auspicabile una conversione in melius del “Milleproroghe”, affinché la stabilizzazione possa includere una più ampia platea di lavoratrici e lavoratori del SSN, anche allo scopo di fronteggiare la grave carenza di personale e la piaga del precariato che da troppo tempo attanagliano la sanità pubblica.
Purtroppo nel corso del 2021, in molte ASL saranno diversi i profili a tempo determinato del ruolo amministrativo (e non solo) che giungeranno al termine dei canonici 36 mesi oltre i quali l’incarico non può più essere prorogato.
C’è il rischio concreto di perdere diverse professionalità, maestranze esperte e risorse che hanno accresciuto le proprie competenze durante l’emergenza sanitaria, che è tutt’altro che finita.
Considerata la permanenza dello stato emergenziale e la necessità di far fronte alla carenza di personale e di poter contare su maestranze già formate, perdere queste risorse, in un momento in cui sarebbe molto meglio valorizzarle, rappresenta un meschino paradosso e una perversa umiliazione ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori a termine.
Come SGB riteniamo che nessuna precaria e nessun precario della sanità, che abbia dato il proprio rilevante contributo lavorativo durante la pandemia, debba rimanere un solo giorno senza lavoro e senza stipendio a causa della scadenza del proprio contratto.
Solo la stabilizzazione allargata a tutto il personale di ogni ruolo del SSN, contestuale a una vasta campagna di assunzioni stabili, con lo scorrimento di tutte le graduatorie attive e l’indizione di procedure selettive e concorsuali, può rappresentare una risposta efficace al bisogno di salute della collettività, al rilancio e alla crescita della sanità pubblica, agli abusi sui contratti a termine e alle relative sanzioni.