IL FALLIMENTO ANNUNCIATO DELLA MACCHINA DEI CONCORSI
Stabilizzazione di tutti i precari storici ed aumenti salariali per tutti!
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Il sistema di reclutamento (combinato a quello della mobilità) dei docenti è oramai una macchina schizofrenica, un vero e proprio cane che si morde la coda che impedisce, soprattutto nelle regioni del Nord, di coprire tutte le classi di alunni e di garantire un lavoro dignitoso ai futuri insegnanti. La principale emergenza riguarda, ancora una volta, l’insegnamento di sostegno ai bambini disabili della scuola primaria. Lo scorso 30 dicembre è scaduto il termine per presentare la domanda di partecipazione al concorso a cattedra PNRR2 che si terrà nel 2025 (questa volta gli aspiranti docenti hanno avuto solo 20 giorni di tempo per presentare la domanda rispetto ai 30 delle volte precedenti) e i dati diffusi nelle scorse settimane dal Ministero sono alquanto imbarazzanti.
Giusto per fare qualche esempio, sul sostegno alla primaria i posti messi a bando in Lombardia sono 2.178 a fronte di 311 candidati, in Piemonte 797 posti per 79 candidati, in Veneto 676 posti per 60 candidati, in Emilia-Romagna 295 posti per 151 candidati. Le cattedre non coperte dalle assunzioni a tempo indeterminato saranno, come sempre, assegnate ai supplenti delle varie graduatorie cronicizzando ulteriormente il precariato e consentendo enormi risparmi sul costo del lavoro al Ministero dato che i precari non hanno mai conseguito scatti stipendiali. Una lettura più sbrigativa di questi dati si limiterebbe ad attestare che la maggior parte dei docenti si trova al Sud mentre la maggior parte dei posti si trova al Nord.
Ma questa non è una novità del sistema scolastico italiano. Il dato più grave che sta emergendo sempre con maggior forza è l crescente rifiuto verso la professione docente. Salari da fame (tra le varie recenti nefandezze, il primo anno d’immissione in ruolo continua a svolgersi in costanza di un contratto a tempo determinato), burocratizzazione totale della formazione e del lavoro, osteggiamento della mobilità interprovinciale costituiscono non solo i principali freni allo spostamento di aspiranti docenti dal Sud al Nord ma riducono la generale attrattività della scuola ovunque, soprattutto al secondo grado d’istruzione. Non è facile convincere un giovane laureato del Sud ad emigrare in una città come Milano, Torino o Bologna per circa 1.300 al mese sapendo che maturerà il primo scatto stipendiale soltanto al nono anno di servizio ed avrà obbligo di permanenza nella stessa scuola per almeno tre anni. Non potranno mai essere le gabbie salariali, spesso rievocate dalle forze sindacali corporative e da varie forze politiche, la soluzione ai problemi della scuola. Anzi, una soluzione di questo tipo, nel lungo periodo, comporterebbe un’ulteriore compressione salariale per tutti gli insegnanti, del Nord, del Centro e del Sud.
Bisogna aumentare gli stipendi per tutti rendendo nuovamente attrattiva la professione docente ed il lavoro a scuola, in generale e sull’intero territorio nazionale, nonché abolire i vincoli alla mobilità!
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