CHIUSURA DI 482 SCUOLE NELLE REGIONI DEL SUD, GABBIE SALARIALI E VINCOLI ALLA MOBILITA’ PER I DOCENTI. QUESTA È L’IDEA DI NAZIONE DEL GOVERNO MELONI

La dimostrazione che nel 2023 tutto è possibile si chiama Valditara, ministro dell’Istruzione a cui saremo sempre grati per aver fatto finalmente chiarezza sul concetto di “merito”. Infatti, da diverse settimane, il Valditara (assieme al suo collega Salvini) ha finalmente spiegato agli italiani che il merito è un concetto legato a dove si nasce e dove si vive. “Chi lavora dove la vita costa di più merita di più” così ha sentenziato il ministro Salvini il 1° febbraio. La proposta di gabbie salariali (stipendi diversi in base al territorio di servizio) ha trovato molti illustri sostenitori, sia a destra che a sinistra. Uno dei primi a dirsi favorevoli a pagare di più i docenti del Nord rispetto a quelli del Sud è stato l’assessore (alla casa!) del Comune di Milano, P. Francesco Maran. Non si è poi fattoattendere molto il soccorso “rosso” dei bocconiani prezzolati e “di sinistra” Boeri e Ichino, soggetti impegnati da anni (a spese dello Stato) nell’opera di totale criminalizzazione dei pubblici impiegati e nella propaganda razzista verso i ceti popolari del Mezzogiorno. Ultima dichiarazione di assenso alle gabbie salariali per il comparto scuola, anche per ordine d’importanza, non poteva non venire dall’ANP, la semi- folkloristica “Associazione Nazionale Presidi” del simpatico Giannelli, uno che probabilmente supera anche il Capo dello Stato per apparizioni televisive. Non c’è da stupirsi del fatto che uno come Giannelli, che in questi anni ha rivendicato per i dirigenti scolastici il potere assoluto di assumere e licenziare i docenti nonché di stabilire unilateralmente lo specifico salario accessorio, docente per docente, in base al “merito”, possa avvallare la proposta delle gabbie salariali. Sarebbe curioso sapere quanti dirigenti meridionali siano iscritti a questa associazione. 

Non sprecheremo troppo del nostro prezioso tempo a dimostrare, per l’ennesima volta, che la questione salariale nel nostro Paese (una vera e propria emergenza nazionale che risale a ben prima degli ultimi rincari) è una questione generale e non di singole categorie. Pensiamo anche che sia oramai superfluo ribadire che i governi italiani degli ultimi quattro decenni abbiano riservato (per scelta politica) all’istruzione pubblica sempre meno risorse economiche in rapporto al PIL a differenza di tutto il resto d’Europa. Nemmeno abbiamo troppo tempo da perdere a spiegare che, ancora nel 2023, molto spesso chi vive al Sud Italia deve sostenere dei costi aggiuntivi dovuti soprattutto ad una martoriata sanità pubblica e ad un ridotto trasporto pubblico locale oppure che il Sud è assai stratificato, ci sono delle aree del Meridione in cui i prezzi sono addirittura superiori alla media del Nord.  Il nostro impegno nei prossimi mesi sarà soprattutto nell’opposizione allosfascio totale del sistema scolastico pubblico che il governo Meloni vorrebbe far passare lungo tre direttrici: 1. smantellamento massiccio della rete scolastica nelle regioni meridionali (secondo la legge di Bilancio il 70% delle scuole da chiudere entro il 2024 sono situate nel Sud Italia) 2. salari più bassi al personale scolastico in servizio al Sud 3.  Mantenimento di vincoli alla mobilità del personale docente.

In parole più semplici: Meloni, Valdidara e Salvini vogliono radere al suolo un bel po’ di scuole al Sud (solo in Campania 146 scuole in meno, segue la Sicilia con 109 scuole in meno) cancellando così anche migliaia di posti tra docenti e ATA (ma anche tra dirigenti e DSGA) ed escludere i docenti in servizio al Sud da eventuali (e probabilmente insufficienti) adeguamenti dei salari all’inflazione che continua a galoppare ovunque. Si vuole alimentare a tutti i costi una nuova ondata di deportazioni di docenti dal Sud al Nord sia con le maniere cattive (chiusura delle scuole al Sud) sia con le buone (lo zuccherino di un po’ di stipendio in più). Una volta arrivato al Nord il docente avrà vita impossibile nel caso di eventuali ripensamenti rimanendo in vigore l’assurdo vincolo triennale su tutti i tipi di trasferimento interprovinciale. Questi vincoli vengono giustificati dalla continuità didattica tanto cara all’ANP di Giannelli, per esempio. Peccato però che non sempre i dirigenti scolastici iscritti all’ANP la rispettino affidando molto spesso classi di alunni ai docenti senza rispettare i criteri deliberati dagli organi collegiali (e noi che dobbiamo intervenire come sindacato ne sappiamo purtroppo qualcosa).

Non abbiamo mai nascosto gli squilibri demografici interni al Paese (causati soprattutto dalla mai risolta questione meridionale) ed i riflessi che questi hanno sul sistema nazionale d’istruzione. Nonostante nelle regioni del Nord il numero dei laureati sia maggiore rispetto a quello delle regioni del Sud, ci sono intere province settentrionali (soprattutto per quanto riguarda le discipline tecniche e scientifiche nella scuola secondaria) che non riescono a trovare insegnanti sul territorio. Si tratta di un problema reale che però viene strumentalizzato ad arte dalla banda di governo per non praticare l’unica soluzione possibile cioè l’aumento generalizzato degli stipendi per tutto il personale scolastico (da Nord a Sud) in modo da rendere più attrattiva la professione docente in tutte le aree del Paese.  Inoltre, occorre ovviamente potenziare le politiche di Welfare State soprattutto sulla casa e sui trasporti pubblici le cui tariffe, soprattutto nelle grandi città, sono diventate insostenibili per l’intera classe lavoratrice: non è un problema del solo comparto scuola. 

Se passano le gabbie salariali per la categoria dei docenti si tenterà di farle passare ovunque. 

Se non si ferma questa deriva reazionaria si alimenteranno inevitabilmente spinte secessioniste anche dal Sud.

Per queste ragioni SGB ha aderito fin da subito al movimento contro l’autonomia differenziata e continuerà a mantenere rapporti di collaborazione con tutte le organizzazioni sociali che vogliono battersi in questa direzione.

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