LA TRAGEDIA DI ISCHIA: LA RETORICA SULL’ABUSIVISMO PER NASCONDERE I TAGLI GOVERNATIVI ED IL FALLIMENTO DI MODELLI DI SVILUPPO INSOSTENIBILI

Dal 26 novembre i mezzi nazionali d’informazione stanno dedicando molto spazio alla frana del monte Epomeo dell’isola d’Ischia che ha provocato una forte devastazione nel comune isolano di Casamicciola Terme. Mentre scriviamo queste tre pagine di documento il bilancio delle vittime è arrivato a 12 morti (tra cui un neonato di appena 21 giorni) e migliaia di sfollati. Si sono appena svolti i primi funerali in forma privata. Si è trattato di una tragedia di gravi dimensioni umanitarie (oltre che economiche) e che avrebbe potuto avere dei risvolti ancora più gravi se solo la montagna avesse ceduto non alle 5 del mattino ma appena qualche ora più tardi. Si tratta dell’ennesima tragedia annunciata. Giuseppe Conte, un ingegnere in pensione del servizio tecnico del demanio e protezione della regione Campania (nonché ex sindaco di Casamicciola) ha inviato, senza ricevere alcun riscontro, 23 pec alle autorità competenti (tra cui anche il sindaco della città Metropolitana Gaetano Manfredi) con cui annunciava il pericolo imminente e chiedeva l’evacuazione immediata della zona montana. Tutto questo a soli quattro giorni dalla frana. Naturalmente, come SGB teniamo innanzitutto ad esprimere tutto il nostro cordoglio alle vittime e ai familiari delle vittime nonché a renderci disponibili a qualsiasi contributo di solidarietà necessario ad aiutare (nei limiti del possibile e fuori da ogni logica pubblicitaria) chi ha perso il lavoro e/o la casa. Ma dopo questa immane tragedia, saremo ancora più impegnati come sindacato a combattere i tagli alla pubblica amministrazione e a rivendicare la messa in sicurezza dei territori. La tragedia d’Ischia è l’emblema dello stato in cui si trova quasi l’intero Paese. Solo per avere un’idea più precisa di questo specifico territorio, ricordiamo che l’isola d’Ischia è l’ottava isola del Paese per estensione geografica (46,4 kmq) ma appena la terza (dopo Sicilia e Sardegna) per popolazione con oltre 60mila residenti (circa 1.300 abitanti per kmq). Ogni anno, nel periodo marzo-dicembre, l’isola arriva a registrare mediamente 3,5 milioni di presenze turistiche. I piccoli comuni di Ischia e Forio sono rientrati, nel 2019, tra i primi 50 Comuni d’Italia per il numero di presenze negli esercizi ricettivi.

Detto ciò, con questo nostro documento vogliamo anche contribuire al superamento della strumentale retorica sull’abusivismo, che ovviamente esiste e che va combattuto e delle semplificazioni politiche di comodo. Quello che più ci fa irritare è il costante negazionismo verso fenomeni evidenti come il surriscaldamento climatico e la totale inadeguatezza dei modelli di sviluppo basati sullo sfruttamento dei lavoratori e sull’intensivo utilizzo dei territori e dell’ambiente.

Abbiamo appreso dal CNR che sul monte Epomeo, tra la mezzanotte del 25 novembre e le 6 del mattino del 26, sono caduti 126 millimetri di pioggia nel giro di 6 ore. Si è trattato di un dato record negli ultimi vent’anni. La “bomba d’acqua” ha colpito una montagna caratterizzata da un terreno su cui poggiano anche ceneri vulcaniche che non favoriscono l’assorbimento dell’acqua. Il tratto di montagna interessato dalla frana non era popolato ma il rischio complessivo a cui è esposto il Monte Epomeo avrebbe dovuto evitare ogni costruzione lungo la via Celario. Oltre a considerare le segnalazioni inascoltate dell’ ing. Conte, per rendersi conto di quanto fosse abbondantemente annunciata la tragedia di Ischia, non è necessario fare grandi ricerche ma basta semplicemente leggere, ad esempio, gli articoli dei media locali dei mesi precedenti come quello di Napoli Fan Page del 30 ottobre scorso: “A Napoli caldo anomalo, tra le 10 città d’Europa più colpite dal cambiamento climatico – Napoli al decimo posto della classifica di Climate Central nello studio sul riscaldamento globale tra ottobre 2021 e settembre 2022”. È da anni che il CNR avverte sulle pericolose conseguenze del mare caldo d’autunno. Già il primo dicembre 2020 il CNR avvertiva: “Il mare trasferisce più calore all’atmosfera e quest’ultima non può far altro che scaricare violentemente questo surplus di energia sul territorio con piogge molto intense e venti forti. Ecco, quindi, che i fenomeni meteorologici possono diventare più violenti”. Ancora il CNR, il 16 settembre 2022 così commentava le inondazioni di Marche e Umbria: “La crisi climatica si fa sentire e il caldo record del 2022 ha fatto alzare la temperatura nel Mar Mediterraneo. Le piogge torrenziali, secondo i climatologi, sono dovute proprio alla formazione di piccoli cicloni extratropicali che sono risaliti dalla Grecia verso l’Italia. E ancora: “gli oceani sono un enorme “magazzino” per il calore in eccesso generato dai gas serra. L’aumento delle temperature del mare non solo provoca gravi impatti sulla biodiversità marina e contribuisce all’innalzamento del livello del mare, ma ha conseguenze su quanto accade in atmosfera, dove avvengono i fenomeni meteorologici.”

In un paese come l’Italia, caratterizzato da circa 8mila km di coste, 2 regioni insulari ed oltre 800 piccole isole (comprese quelle fluviali e lagunari) il contrasto agli effetti del surriscaldamento del clima dovrebbe trovarsi al primo posto dell’agenda politica del Governo. Tutti i territori che si trovano vicini o addirittura circondati dal mare non sono mai stati così vulnerabili. Secondo la Protezione Civile il 94% dei comuni italiani è minacciato dal dissesto idrogeologico. Ed al rischio idrogeologico si aggiunge, in diversi territori (come anche quello ischitano) il rischio sismico e vulcanico mentre lo Stato continua a tagliare i servizi pubblici. Nel caso di Ischia ha probabilmente anche pesato, come lamentano molti abitanti del posto, l’abolizione dell’ex Corpo Forestale dello Stato (CFS) che il governo Renzi ha di fatto distrutto facendolo confluire nell’Arma dei Carabinieri nella logica dei tagli. Il CFS svolgeva compiti di essenziale importanza nella difesa del patrimonio agro-forestale italiano, nella tutela dell’ambiente e del paesaggio e nel controllo sulla sicurezza della filiera agroalimentare. Osservando le immagini dell’enorme quantità di tronchi e rami di castagno che la valanga di fango ha trasportato dal monte Epomeo (questi residui di albero non andavano certo lasciati sul terreno) ci si rende conto del totale stato di abbandono delle montagne la cui cura è lasciata, nella migliore delle ipotesi, allo spontaneismo di privati cittadini o dei piccoli proprietari di terra. Altro gravissimo errore è stato quello di tombare i canali di scolo delle acque sostituendoli con strade ai bordi delle quali sono state edificate case, abusive e non abusive. Sulla quasi inesistente manutenzione degli alvei continua lo scaricabile tra Regione e Comuni. “Questo non pensate succeda solo a Ischia. Perché nel resto d’Italia case nelle stesse condizioni, magari hanno pure i permessi rilasciati. Incuranti del fatto che l’acqua ha memoria. E passa dove è sempre passata”. (Ischia non è un caso isolato. Lo strumento necessario è una legge quadro, G. Tiziana Gallo, Il Sole 24 Ore – 2 dicembre 2022). La prossima legge di bilancio non prevede alcuna inversione di tendenza ai tagli draconiani alla manutenzione dei territori. Il tanto lodato PNRR (che destina al dissesto idrogeologico solo 2,5 miliardi su 229) non è nemmeno sbarcato sull’Isola Verde.

Limitarsi pertanto a denunciare l’abusivismo è evidentemente funzionale alla propaganda governativa per negare il surriscaldamento climatico, avallare l’intera politica di restaurazione energetica (centrali a carboni, nucleare, etc) e forse anche per giustificare l’autonomia differenziata con tutti gli ulteriori tagli agli enti locali del Sud. Tutta l’Italia, dopo essersi trovata disarmata davanti alla pandemia da coronavirus (mancanza di personale sanitario, mancanza di posti letto ospedalieri, classi scolastiche sovraffollate, mezzi di trasporto pubblico inadeguati etc) si trova disarmata anche di fronte all’emergenza climatica. Stiamo parlando dell’Italia, la settima potenza manifatturiera mondiale. Per rendersi pienamente conto di quanto sia vergognosamente inadeguato lo Stato italiano basta metterlo a confronto con Cuba, Paese povero e sotto embargo da decenni, che ha però dimostrato, con lo strumento della pianificazione, di saper gestire gli uragani senza contare i morti e i dispersi che quegli stessi eventi provocano ad esempio in Florida. È da anni che viene ribadito in Italia, da geologi ed economisti, che la prevenzione costa allo Stato la decima parte di quello che costa la ricostruzione. Ma evidentemente per le bande affaristiche e sanguisuga che governano il nostro Paese ed amministrano i nostri territori la prevenzione non è redditizia, si lucra di più sulle macerie e sui morti.

Per tutte queste ragioni possiamo affermare che bene hanno fatto i familiari delle vittime di Casamicciola a rifiutare i funerali di Stato, la solita passerella per un ceto politico marcio fino al midollo, capace soltanto di avvolgere i suoi morti nella bandiera tricolore ma non certo di evitarne degli altri. Sicuramente meritano un plauso tutti quegli studenti (giovani e giovanissimi) che senza aspettare nessuna indicazione istituzionale si sono rimboccati le maniche per spalare il fango anche per 12 ore al giorno con buona pace di chi, come il ministro Valditara, li vorrebbe premiare o umiliare a seconda del raggiungimento di chissà quali obiettivi ministeriali. La contraddizione tra capitale e ambiente è sempre più imminente. La tutela delle masse popolari dal disastro ambientale dipende dai rapporti di forza che si riusciranno a mettere in campo. Solo il movimento dei lavoratori potrà imporre la questione ambientale (quella vera e non quella finta) ai governi telecomandati dalla Confindustria. Come SGB rivendichiamo: un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni per i Vigili del Fuoco e per tutte quelle figure indispensabili al soccorso che non possono più essere lasciate né al mero volontariato né al c.d. “privato sociale”; maggiori investimenti nell’ISPRA, nel CNR, nelle università ed in tutti gli osservatori ed istituzioni scientifiche pubbliche che monitorano costantemente i territori e l’ambiente; nazionalizzazione senza indennizzo di tutte le imprese che avvelenano l’ambiente, non rispettano le regole di prevenzione o che addirittura alimentano i disastri ambientali; la demolizione dei fabbricati realizzati sui canali di scolo delle acque o che comunque favoriscono il dissesto idrogeologico, le frane egli smottamenti; un piano straordinario di edilizia popolare che garantisca il diritto all’abitare in sicurezza e scoraggi chiunque ad avventurarsi nell’autonoma (e spesso pericolosa) costruzione della casa.

Condividi: