OGGI Mercoledì 9 ore 14 presidio sotto la Regione Emilia-Romagna
Poco più mese fa SGB ha esposto nella vetrina di Via Zampieri 10 le buste paga da fame. Oggi a quelle buste paga se ne sono aggiunte altre e saranno portate, alle ore 14 sotto la sede del Consiglio regionale in via Aldo Moro.
Non si tratta di lavoratrici e lavoratori a cui vengono applicati contratti “pirata” ma di Contratti nazionali “regolari” sottoscritti da CGIL, CISL e UIL e che spesso vengono utilizzati negli appalti e subappalti al posto di altri contratti nazionali più dignitosi creando un dumping contrattuale tra CCNL sottoscritti dai medesimi sindacati, rendendo così il lavoro più povero e spingendo in basso i salari di tutti.
Alle buste paga già affisse si aggiungono altre 4 buste paga da fame.
La prima busta paga è di un’educatrice delle Cooperative Sociali del settore Nido d’infanzia, un servizio pubblico in appalto alla Città Metropolitana di Bologna. Le lavoratrici addette al servizio sono inquadrate come assistenti all’infanzia (livello D1) e NON come educatrici (livello D2) nonostante la legge regionale preveda l’obbligo dei titoli. Tutte le educatrici sono in possesso dei titoli necessari ma di fatto vengono sotto- inquadrate. Il contratto applicato è quello delle Coop Sociali. La lavoratrice percepisce una paga base oraria di 9.15 euro lordi e nel mese di settembre ha percepito una busta paga netta di 1072,88 netti. Inoltre, il RAL (reddito annuale lordo) è inferiore a quanto previsto per effetto della mancata retribuzione dei periodi di chiusura scolastica;
Ma anche per chi è inquadrato al livello corretto (seconda busta paga) la situazione economica non è tanto più decorosa. È la busta paga di un’educatrice ai servizi educativi domiciliari, servizio pubblico in appalto all’ASP città di Bologna. La lavoratrice, infatti, ha un part time di 10 ore settimanali ma viene impiegata abitualmente come sostituta in una struttura per minori. Le ore contrattuali sono inferiori di quelle in straordinario che non vengono mai stabilizzate. Ha percepito un salario mensile di 996.28 euro netti.
Il problema delle lavoratrici e dei lavoratori del settore Coop Sociali dei servizi pubblici in appalto, oltre la paga da fame è anche il contratto di lavoro part time involontario, nonostante lavorino molte più ore di quelle contrattualizzate, senza prospettive di stabilizzazione oraria. Ciò produce maggiore flessibilità e tanta ricattabilità. Non esiste alcuna forma di distribuzione equa del lavoro pur essendo il principio fondante della forma cooperativistica.
La terza busta paga è di una lavoratrice in appalto ad un noto albergo di Bologna in zona aeroporto. La lavoratrice svolge la mansione di cameriera ai piani, il CCNL applicato è Servizi di pulizia aziende industriali, livello 2. La lavoratrice percepisce una paga lorda oraria di 7.41 lordi, inclusa l’anzianità maturata nei precedenti appalti. Ha percepito uno stipendio di 1098 euro netti nonostante le maggiorazioni per lavoro festivo e domenicale e nonostante siano inclusi i ratei di ferie e permessi (la lavoratrice al momento delle ferie non percepirà retribuzione).
Concludiamo con la quarta busta paga, quella di un lavoratore addetto agli appalti della sicurezza di Bologna Fiere. Il CCNL applicato è SAFI ma, questa volta, nella forma contrattuale del lavoro intermittente (a chiamata). Il lavoratore lavora a contratto intermittente a tempo determinato per la Fiera di Bologna dal 2019. Il 5 livello del CCNL SAFI, prevede una paga base di 6.18 euro all’ora. Lui, invece, ne percepisce 5.16 lorde all’ora perché il CCNL prevede con apposito accordo sottoscritto dalla UIL un salario di “ingresso” inferiore pari a 935 euro lorde per 42 ore settimanali. Il lavoratore ha così percepito un netto mensile di 1118 euro comprensivo di maggiorazioni per lavoro festivo, lavoro straordinario, rateo di ferie e tredicesima. Il contratto intermittente è un contratto applicabile solo in alcuni settori, tra cui quello fieristico, oppure applicabile ai lavoratori inferiori ai 25 anni e sopra i 55 anni.
È sempre più crescente il numero dei lavoratori che superata la soglia dei 55 anni è costretto ad accettare questa forma contrattuale. Sono lavoratori che si ritrovano in situazione di disoccupazione involontaria spesso a causa di chiusura aziendale, in un’età troppo avanzata per trovare collocazione nel mercato ma allo stesso tempo troppo prematura per il pensionamento.
A causa della guerra e per effetti dell’economia di guerra la disoccupazione involontaria e il carovita sono destinati ad aumentare. La mancanza di sostegni economici per disoccupati, inoccupati, e l’inadeguatezza dei salari ai costi reali di vita non posso far fronte a questa situazione.
Oggi mercoledì 9 alle ore 14 saremmo dunque in presidio sotto la Regione in protesta contro i salari da fame e il carovita, verso lo sciopero generale e nazionale del 2 dicembre del sindacalismo di base per fermare la guerra, aumentare i salari, rilanciare scuole, sanità, servizi pubblici e welfare.