COMUNICATO STAMPA: REGIONE EMILIA ROMAGNA APPALTA I PRONTO SOCCORSO

Di recente, le aziende USL di Reggio Emilia e Modena hanno pubblicato avvisi per appaltare temporaneamente (per una durata di 6 mesi ma con possibilità di rinnovo) la fornitura dei servizi medici presso le strutture di PS e emergenza/urgenza della rete provinciale.
Una soluzione già adottata e portata avanti per l’area emergenza/urgenza di Ferrara e che è stata riproposta anche per il servizio di ostetricia e ginecologia per il punto nascite dell’ospedale di Mirandola.
A detta delle aziende sanitarie, questa decisione sarebbe figlia della grave carenza di medici specializzati e si renderebbe necessaria, nell’imminenza della stagione estiva, al fine di garantire la funzionalità e l’appropriatezza dei servizi.

Eppure le criticità, specialmente nella stagione estiva, sulla carenza degli organici sono note da tempo, tant’è che in questi anni la risposta delle aziende sanitarie e ospedaliere della regione è stata sempre quella di mettere una pezza provvisoria ricorrendo a contratti a tempo determinato, al lavoro somministrato, interinale, co.co.co, libero professionale.
Con il dilagare della pandemia qualche assunzione stabile è stata fatta, ma i numeri del reclutamento sono rimasti del tutto insufficienti rispetto al reale fabbisogno di personale, che è stato ostaggio, anche in Emilia Romagna, di una sottodimensionata programmazione delle risorse professionali e, per almeno un decennio, di mancato turnover e blocco di assunzioni come conseguenza dei piani di austerity e delle politiche di privatizzazione e esternalizzazione dei servizi.

Sul fronte della formazione specifica e specialistica, va sottolineata l’incidenza totalmente negativa dei numeri chiusi nelle università e nelle scuole di specializzazione e delle pochissime borse di studio per gli specializzandi, situazioni che ormai hanno quasi del tutto svuotato di professionalità e competenze talune discipline mediche.
Ma se poco o nulla è stato fatto sul piano delle assunzioni e della formazione del personale, anche meno e peggio è stato fatto sul piano delle risorse economiche per la sanità pubblica, costantemente oggetto di tagli e di sottofinanziamento che hanno creato e continuano a creare notevoli difficoltà sulla tenuta del Servizio Sanitario Regionale (SSR) e Nazionale (SSN), già travolto da 2 anni e mezzo di emergenza SARS-CoV-2.

Insomma, anni e anni di attacchi alla sanità pubblica sotto ogni aspetto hanno ormai portato al punto in cui l’intera rete assistenziale è in costante affanno, per un SSR che continua a mettere pezze in una emergenza permanente e cronica e non più sostenibile dalle lavoratrici e dai lavoratori della sanità, stremate/i da condizioni e carichi di lavoro disumani., da trattamenti economici al limite della soglia di povertà e da una economia di guerra che fa crescere inflazione e carovita e che attacca e svaluta i salari fermi da 30 anni.
Come SGB riteniamo che la soluzione di appaltare pezzi del sistema assistenziale della sanità emiliano romagnola non solo sia una pessima scelta su cui siamo in totale disaccordo, ma rappresenti anche un precedente assai pericoloso per il futuro della sanità pubblica regionale a cui Bonaccini e la sua giunta, che pure vantano livelli assistenziali di spessore, dovranno rispondere.

Se il governo dei peggiori e gli amministratori della Regione Emilia Romagna hanno aperto una nuova stagione di appalti a spezzatino di interi servizi e reparti delle aziende sanitarie e ospedaliere, allora come SGB siamo pronti a ogni tipo di lotta e azione per bloccare questa scellerata deriva e in difesa della sanità pubblica.
Nessuna guerra, nessun armamento e nessuna spesa militare!

Potenziare medicina territoriale, ospedali, servizi e prestazioni. Potenziare la sanità pubblica e universale!

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