Anche non avere un reddito è una forma di violenza che espone ad altra violenza le donne.
La violenza sulle donne , femminicidi, stupri, molestie sono purtroppo la cruenta quotidianità di cui ci parlano nei media tra una notizia e un altra, senza mai andare oltre orrore. Mai si parla della violenza molto più diffusa e che al tempo stesso le espone ad altra violenza: la mancanza di un reddito proprio oppure di un reddito sufficiente a vivere. Questa violenza la conoscono milioni di donne, visto che sei su dieci, in Italia, non hanno un’occupazione e a causa della pandemia, sono rimaste ulteriormente senza uno stipendio, senza reddito, altre centinaia di migliaia di donne, aggiungendo ai dati ufficiali il lavoro in nero . Di fatto, sono andati bruciati tutti i posti di lavoro, precari e poco tutelati, riservati alle donne, creatisi in questi ultimi dieci anni.
Ormai è risaputo che le donne, quando entrano nel mondo del lavoro, lo fanno con contratti peggiori e stipendi peggiori, rispetto a quelli degli uomini, anche a parità di mansioni. Per superare questa differenza devono lavorare il doppio e se questo non bastasse, si trovano spesso di fronte al dilemma di decidere o meno se avere figli o fare carriera.
Chi decide per il sì, si trova di fronte a due opzioni comunque negative: o continuare a lottare per mantenere un lavoro dignitoso, cercando nel frattempo di curare i propri figli, spesso senza asili, servizi, sussidi; oppure lasciare il lavoro.
L’esito di tutto ciò è che le donne italiane, specie quelle con famiglia, hanno redditi bassi o nulli che le rendono più esposte di fronte alle violenze domestiche e all’incubo di non potersi separare nel caso le cose vadano male, a causa della mancanza di reddito.
La differenza di reddito pesa anche sull’ultima parte della vita, visto che le pensioni di uomini e donne sono drasticamente diverse quanto a importi.
Nella nuova legge di bilancio non vi è niente che riguarda il miglioramento delle condizioni di vita delle donne , ne in termini lavorativi, di pensione (opzione donna è una farsa) ne tanto meno di impegni su welfare e servizi utili a liberare la donna lavoratrice dalla trappola mortale che in questa società l’aspetta.
Contro ogni violenza e discriminazione di genere, per una vera parità salariale, occupazionale e dei diritti delle donne, nei luoghi di lavoro e nella società, per questo abbiamo scioperato unitariamente al sindacalismo di base l’11 ottobre scorso e scenderemo in piazza il 4 dicembre proseguendo la lotta quotidiana nei posti di lavoro per migliorare le condizioni e parificare quelle delle donne a quelle degli uomini.