Diritti, un passo indietro

Quello che vediamo e ascoltiamo nelle piazze è angosciante. Oggi nel nostro Paese è difficile anche protestare. Fare poi un corteo è diventato quasi impossibile. Ti filmano, ti identificano, nonostante tu abbia presentato regolare richiesta alle autorità competenti, nonostante tu abbia fotocopiato e consegnato il tuo documento di identità, ti chiedono, fino allo spasimo, perché scioperi. Si ha l’impressione di vivere in un Paese, dove tutto è programmato, studiato e inculcato a poco a poco al popolo, ad opera di un regime “democratico” avente tra i suoi scopi quello di cambiare radicalmente gli italiani. In occasione del G20, vedere lo  sgomitare dei media per accaparrarsi un’ intervista ai leader, per poi spegnere frettolosamente le loro telecamere e riporre la penna nel taschino, di fronte le gratuite manganellate ai manifestanti NO green pass, si ha l’impressione, trasformata giorno dopo giorno in certezza di un Governo che non vuole rapportarsi, che impone dispoticamente la propria volontà.

Manifestanti spariti dai TG nazionali e riapparsi nei talk show, prodotti per l’occasione. Talk show riempito da “intellettuali” e “filosofi” pseudo contemporanei che non hanno nessuna contezza della realtà delle piazze, dove si scende per protestare per  la mancanza di lavoro, per il sacrosanto diritto allo studio, per  le legittime rivendicazioni dei lavoratori. Talk show con i soliti noti. Direttori di testate giornalistiche padronali, che soffiano sul fuoco del green pass o delle sacrosante manifestazioni di chi vede sparito dall’oggi al domani, il suo posto di lavoro. Lavoratori della Whirlpool, Elica, Blutec, ex Embraco, Gkn, Giannetti Ruote e tante altre. Talk show che vanno nella direzione opposta alle reali problematiche quotidiane dovute alla mancanza, a tavola, del pane quotidiano. 

Ecco che allora si rispolvera la classica tecnica della confusione, del rivoluzionario Milton Erickson, riconosciuto come uno dei più importanti ipnoterapeuti del 900. Una tecnica usata per ogni occasione, anche dai maggiori sindacati padronali. Ultima in ordine di tempo, quella ad opera della CGIL che in occasione dell’attacco alla sede nazionale da parte di quattro “scassa pagliari”, cavalcati per l’occasione dalle destre, ha tirato fuori la stessa monotona filastrocca, rivisitata per l’occasione: “resisteremo, non ci fate paura, ed ancora: siamo qui per difendere tutti i lavoratori”

L’appello alla mobilitazione della triade non riguarda di certo la disoccupazione, la facilità con la quale le aziende licenziano, i tamponi a carico dei lavoratori, la mancanza di personale scolastico, l’ITA che non decolla e tante altre gravi criticità. L’appello alla mobilitazione vuole essere un “paravento” per sbiancare gli abiti di paladini del lavoro e dei diritti, macchiati da molto tempo di vernice padronale. Violenza da una parte e proclami dall’altra. Si fa di tutto per zittire le piazze che si riempiono di disoccupati, studenti, anziani, di mamme che dicono  semplicemente no ad un Governo che li vorrebbe relegare a semplici spettatori; Per dire no ad un Governo autoritario, autocratico, di ispirazione sindacal-corporativo che vuole riportarci indietro nel tempo.

Condividi: