Dal primo settembre l’ingresso al lavoro in scuola e università avviene tramite Green pass. I problemi e le contraddizioni, spesso insanabili, non mancano
Noi pensiamo che la vaccinazione sia utile, per personale e studenti. Il mondo scientifico, senza distinzione geopolitica, sostiene la validità dei dati e delle ricerche secondo cui i vaccini, in questo momento, sono la miglior arma di difesa contro il virus covid 19, a fronte della sua contagiosità, delle varianti e dei morti di questi due anni. Per questo, riteniamo fondamentale che tutti i popoli del mondo abbiano accesso ai vaccini sottraendoli dalla logica del profitto, sostenuta in massima parte dal sistema dei brevetti che stanno in capo alle multinazionali farmaceutiche.
In questo senso come SGB abbiamo sostenuto la ricerca dello stato di Cuba i cui medici ricordiamo, sono stati fra i primi a venire in aiuto alla sanità pubblica del nostro paese, durante la prima e più dura fase della pandemia. Per questo riteniamo importante impegnarsi per convincere tutti/e a vaccinarsi e a sostenere le lotte contro i brevetti e per l’accesso ai vaccini per tutti.
Il “green pass”, che oggi viene utilizzato nel sistema scolastico, non è strumento di prevenzione sanitaria, ma uno strumento di natura politico/gestionale, che non va confuso con l’obbligo vaccinale già introdotto invece in sanità.
Abbiamo potuto constatare sul campo il carico di propaganda con il quale il “green pass” viene imposto, tesa a nascondere il fatto che le poche e disarticolate misure di prevenzione sanitaria prese dall’inizio della pandemia ad oggi, nonché le mille contraddizioni che porta con sé – e che spesso vengono scaricate sui lavoratori mettendoli uno contro l’altro – sono risultate null’altro che “foglie di fico” per nascondere le vergogne del degrado organizzativo e strutturale in cui versano scuola, sanità e trasporti nel nostro paese.
In questi settori tutto è stato lasciato esattamente come era prima dell’inizio della campagna vaccinale e la regolamentazione di questo strumento fa acqua da tutte le parti con differenze sostanziali fra lavoratori di scuole statali e comunali, fra personale pubblico e
privato e così via. Servirebbero ad esempio un potenziamento dei trasporti pubblici e la fine delle classi pollaio con le relative assunzioni in pianta stabile, misure di igiene e profilassi costantemente applicate a partire da un sistema di tracciamento efficace, costante e gratuito.
Ci troviamo invece a fare i conti con un governo che vuole spacciare il “green pass” come soluzione unica per fare fronte alla pandemia e arriva a derubricare l’obbligo di distanziamento in una semplice raccomandazione e un ministro che pensa che, nonostante le classi pollaio, basti il “green pass” per togliere anche le mascherine chirurgiche.
E neanche gli oltre 200 miliardi concessi dall’Europa per il PNRR e tanto sbandierati ovviano a queste elementari necessità concentrandosi invece su alta velocità (anziché sul pendolarismo locale), e digitalizzazione di scuola e sanità (anziché su potenziamento dell’offerta didattica e sanitaria).
Con le misure che abbiamo indicato come SGB, si potrebbe cercare di contenere la propagazione del virus ed evitare la didattica a distanza che invece, stante così le cose, rischia di tornare ad essere il leitmotiv dei prossimi mesi.
Il “green pass” inoltre è un pericoloso precedente perché in maniera autoritaria modifica pesantemente il Contratto Nazionale ed il dettato del DLGS165/01 in materia disciplinare.
In questo modo il governo scarica sugli stessi lavoratori l’onere del controllo e dell’applicazione di uno strumento che ripetiamo è contradditorio e farraginoso, anziché assumersi la responsabilità dell’obbligatorietà vaccinale, come avvenuto invece per la sanità.
Il “green pass” va quindi accantonato e l’obbligatorietà vaccinale, affinché abbia senso, dovrà essere per tutti e non solo per alcuni.
I nostri diritti possiamo farli valere con la lotta sindacale senza intraprendere illusorie vie legali utili solo a chi strumentalmente le ha proposte ben sapendo che i ricorsi si sarebbero persi tutti quanti, come puntualmente avvenuto.
Con i nostri contenuti ci apprestiamo quindi a mettere in cantiere iniziative e mobilitazioni – a partire dall’assemblea nazionale del 19 Settembre prossimo a Bologna – che ci porteranno allo sciopero dell’11 ottobre, convocato unitariamente da tutto il sindacalismo di base.